Page 77 - Missione in Siberia - I soldati italiani in Russia 1915-1920
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La Legione CeCa                            75
                      Questa clausola conferiva all’intera operazione un carattere di polizia e di
                   mantenimento dell’ordine che salvava la forma di un intervento internazionale
                   equidistante fra le due parti in lotta. Essa però, come è facile immaginare, non
                   rendeva facile il compito dei comandanti Alleati, che avrebbero dovuto aiutare i
                   bianchi senza sembrare nemici dei rossi, e conferiva ai loro rapporti con le forze
                   anti-bolsceviche un tono di ambiguità che non si sarebbe mai dissipata del tutto.
                      Commenterà il solito Winston Churchill:

                         “Avevamo invaso il suolo russo. Armavamo i nemici del governo sovieti-
                         co. Bloccavamo i suoi porti e affondavamo le sue navi. Ne auspicavamo e
                         preparavamo segretamente la caduta. Ma la guerra, orrore! L’intervento,
                         vergogna! Per essi, asserivano, era completamente indifferente il modo in
                         cui i russi regolavano le loro faccende. Erano imparziali! Bum” !
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                      Mentre questo accadeva nella Siberia Occidentale il 4 luglio le forze ceche
                   entrarono vittoriose nella grande città di Samara, dove, immediatamente si costi-
                   tuì un governo antibolscevico di menscevichi e social-rivoluzionari, già membri
                   della Costituente, denominatosi appunto “Comitato dei membri dell’Assemblea
                   costituente”, noto con l’acronimo di Komuc  134 .
                      In nome della Costituente tale governo mostrò fin dai primi giorni di con-
                   siderarsi come il legittimo governo dell‘intera Russia ed effettivamente riuscì
                   ad estendere la propria autorità su di una ampia porzione di territorio lungo il
                   Volga, senza riuscire tuttavia a trasformarsi in un vero e proprio governo alter-
                   nativo a quello di Lenin.
                      Osteggiato dalle classi abbienti, che lo consideravano una variante del bol-
                   scevismo così come dai soviet operai che lo consideravano una creazione bor-
                   ghese, incapace di porre fine al caos delle campagne, il Komuc, ultimo residuato
                   della democrazia russa, si ridusse ben presto ad un simulacro dipendente per la
                   propria sopravvivenza dai cecoslovacchi e minacciato dalla controrivoluzione
                   in atto in Siberia, dove militari e conservatori avevano creato intanto un’altra
                   assemblea, che si proponeva la lotta al bolscevismo senza richiami di sorta alla
                   Costituente o alla democrazia .
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                       Tali forze, anche loro uscite allo scoperto dopo l’arrivo dei cecoslovacchi, si
                   erano infatti riunite ad Omsk il 30 giugno, dando vita ad un governo che prese





                   133  Cit. in M. SAYERS, A. E. KAHN, La grande congiura, p. 68.
                   134  O. FIGES, La tragedia di un popolo, cit., pp. 694­5.
                   135  Ivi, p. 698.
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