Page 81 - Missione in Siberia - I soldati italiani in Russia 1915-1920
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non avevano nessuna simpatia per i russi, e tantomeno per i siberiani, che ai loro
occhi di europei apparivano come barbari medievali.
Gli ufficiali della Legione si adattavano a ricevere gli omaggi dei politici
locali, fingevano di credere alle professioni di amicizia e di alleanza di questo
o di quel colonnello zarista che veniva a proporsi per la guerra al bolscevismo,
partecipavano con annoiata cortesia ai banchetti offerti in loro onore, ma in cuor
proprio pensavano a come trarsi al più presto fuori da quella terra estranea e
selvaggia e da un conflitto che non li riguardava .
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Una foto, una fra le tante che i soldati cecoslovacchi scattarono in Siberia,
meglio di molte testimonianze racconta il rapporto fra i russi e i loro occasionali
liberatori; vi è ritratto un piccolo gruppo di ufficiali cechi che assiste ad una
funzione all’aperto officiata da un pope ortodosso. I cechi presenziano al rito in
uniforme, impeccabili ma con l’espressione fredda che in un cristiano evange-
lico poteva suscitare la salmodiante solennità dei riti ortodossi. Attorno a loro
sono riunite le autorità cittadine e sullo sfondo, assai sfocata, la popolazione:
volti e indumenti lontanissimi dai soldati europei che le contingenze della guer-
ra avevano condotto laggiù.
A dispetto di queste contraddizioni tuttavia, nell’estate 1918 la marcia dei
cechi verso occidente proseguì apparentemente inarrestabile. Il 6 luglio fu rag-
giunta Ufa, il 18 Tumen, il 20 furono prese Irbit e Sciodrinsk, il 22 Simbirsk,
città natale di Lenin e Kerenskij, ed il 23 luglio i primi reparti della Legione
erano alle porte di Ekaterinenburg, dove i bolscevichi custodivano la famiglia
imperiale. L’approssimarsi dei reggimenti cechi aveva portato sei giorni prima
all’uccisione dell’intera famiglia dello Zar, presto seguita dall’eliminazione di
tutti gli altri Romanov in mano bolscevica.
Malgrado il tentativo di nasconderla, la strage venne immediatamente alla
luce subito dopo la conquista della città da parte della Legione Ceca.
Quando la notizia della morte dello zar raggiunse l’armata di Denikin
quest’ultimo ordinò una messa in suffragio, cui avrebbero partecipato i reparti
schierati. È significativo delle divisioni del campo bianco che la decisione ve-
nisse accolta da vive contestazioni da parte della stampa liberale, e che molti
ufficiali rifiutassero di partecipare al rito.
“Quando ordinai all’Armata dei Volontari una messa per il riposo dell’a-
nima dell’antico capo supremo dell’esercito russo, questo atto fu crudel-
mente biasimato dagli ambienti e dai giornali democratici. Essi dimenti-
143 Cfr. KAREL PICHLIK, KLIPA BOHUMIR, JITKA ZABLOUDILOVA, I legionari cecoslovac-
chi, 1914-1920,Trento, Museo Storico di Trento, 1997.

