Page 86 - Missione in Siberia - I soldati italiani in Russia 1915-1920
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                 veniente che i bolscevichi restassero al potere . Attraverso un accordo con i
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                 bolscevichi Berlino poteva attingere senza fatica materie prime e derrate ali-
                 mentari, che altrimenti avrebbe dovuto estorcere con la forza, e avere un merca-
                 to enorme per le proprie esportazioni future. Inoltre la Germania sarebbe rima-
                 sta al sicuro dal contagio rivoluzionario, che anzi, con l’aiuto dei bolscevichi, si
                 sarebbe potuto estendere ai paesi dell’Intesa, soprattutto in Asia.
                    Segnali in questo senso furono fatti giungere a Mosca tramite Haneckij, l’e-
                 sperto di finanze bolscevico, e Lenin, che aveva mantenuto dei canali informali
                 con i propri contatti tedeschi, si mostrò immediatamente favorevole a discutere.
                    In questa contingenza, il dittatore russo orchestrò molto abilmente le proprie
                 mosse, facendo leva sulle necessità dei tedeschi di mantenere la pace ad est e
                 smontando i dissidenti del suo governo con le condizioni penose in cui era ri-
                 dotta l’economia russa. Il Paese infatti era alla fame come mai nella sua storia,
                 e i provvedimenti del governo bolscevico avevano di molto peggiorato la situa-
                 zione, come commenterà l’economista italiano Geminello Alvi:

                       “Per nutrire la città Lenin scelse di tornare ai modi dei suoi antenati tatari:
                       al saccheggio delle requisizioni in natura. Questi atavismi e la rinuncia
                       marxista al denaro e al mercato rovinarono l’economia russa prima della
                       guerra civile” .
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                    Occorreva, insomma, un accordo col mondo di fuori per salvare il primo
                 stato marxista.
                    A dispetto di ciò, fra i bolscevichi molti non concordavano sulla convenien-
                 za di un asse Mosca-Berlino, a cominciare dal solito Trockij che, come abbiamo
                 visto, manteneva una serie di rapporti personali con alcuni rappresentanti Al-
                 leati . Persino dopo gli sbarchi alleati a Murmansk e Vladivostok ad opporsi
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                 era soprattutto lafazione di sinistra dei socialisti rivoluzionari, l'unico alleato
                 dei bolscevichi, che già avevano considerato Brest-Litovsk un tradimento inac-
                 cettabile.
                    Trockij fu costretto di lì a poco a dimettersi. Lo sostituì il 9 aprile 1918
                 Georgij  Cicerin,  funzionario  del  vecchio  Ministero  degli  Esteri,  di  lontana
                 origine italiana .
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                    Si giunse così alla discussione a Berlino il 29 giugno di un accordo che era


                 155  Ivi, pp. 27­29.
                 156  GEMINELLO ALVI, Dell’estremo Occidente. Il Secolo Americano in Europa, Firenze, Nardi,
                    1993, p. 106.
                 157  Ivi, n. p. 33
                 158  Ivi, p. 26.


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