Page 211 - Missioni militari italiane all'estero in tempo di pace (1861-1939)
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             in Africa Orientale. Il  28 agosto 1937,24 ufficiali, 45 sottufficiali e 672 uomini, imbarcarono
             a Massaua sul Conte Biancamano  diretto a Shanghai. Contemporaneamente, con un preavviso
             di  sole sei  ore, partiva da  Napoli  l'incrociatore Raimondo Montecuccoli  (capitano di  vascello
             Alberto  Da Zara), già  destinato,  con incarichi  vari,  in  Cina  negli  anni  Venti.  Data l'urgenza,
             gli  si  ordinò  di  imbarcare  un  contingente  del  battaglione  San  Marco  e  di  procedere  alla
             massima  velocità  possibile,  riducendo  allo  stretto  necessario  le  fermate  di  rifornimento.  Via
             Port Said, Aden,  Colombo, Singapore e Wu sung,  il  Montecuccoli arrivò a  destinazione il  14
             settembre insieme al  Conte Biancama11o.  La  mattina, la  cannoniera fluviale Erma11l/o Carlotta,
             con il piroscafo Macquaire c il  tender Alexandra, imbarcati l'Addetto Militare, maggiore Principini
             e gli ufficiali di collegamento, tenente di vascello Carlo Thorcl e tenente commissario di Marina
             Wladimiro Arlotta,  mossero  da Shanghai  incontro al  Biancamano.  550 uomini  e  il  materiale
             furono  imbarcati  sul  piroscafo e  300  uomini  imbarcarono  sull'Alexandra.  La  risalita  da  Wu
             sung a Shanghai fu fatta in convoglio. Giunti a destinazione il Carlotto si affiancò alla cannoniera
             Le/Janto,  mentre  i  due  mercantili  attraccarono alla  Banchina  della  Dogana sulla  quale  già  si
             trovavano gli automezzi del  Battaglione italiano che, con due viaggi, trasportarono i granatieri
             negli  accantonamenti  di  Kiao  Chow Road.  Lo  stesso  giorno  i giapponesi  congiunsero  i  loro
             fronti  d'attacco  in  uno  solo  e  si  apprestarono  a  prendere  Shanghai.  Il  7  ottobre  partirono
             dall'Italia,  con  il  Conte  Rosso,  5  ufficiali,  9  sottufficiali  e  159  sottocapi  e  comuni  del
             battaglione Marina San Marco,  per sostituire  il  personale che  doveva essere  rilevato per fine
             destinazione e fine  leva.
                 Il Comandante Superiore Navale, capitano di  fregata Vittorio Bacigalupi, trasferì da Tien-
             tsin  una  compagnia  marinai  che  si  unì  alle  compagnie  da  sbarco  del  LefJanto  e  del  Carlotta.
             Tali forze, rinforzate dai granatieri e dai  marinai, non appena arrivati, contribuirono al presidio
             delle  Concessioni,  composto  da  circa  4.700  regolari  e  qualche  centinaio  di  appartenenti  ai
             locali Corpi Volontari occidentali. Nell'ultima decade di ottobre i giapponesi strinsero la morsa
             su  Shanghai  e,  duramente contrastati dai  cinesi,  combatterono  fino  al  12 novembre  prima di
             poterla prendere. Nel corso della lotta gli Italiani ebbero un morto, il  granatiere Padula, colpito
             durante un mitragIiamento aereo, il  27 settembre.
                 Contemporancamente la  guerra si  era allargata all'entroterra e le Ambasciate occidentali
             avevano preferito abbandonare la sede di Nanchino per trasferirsi a Shanghai sotto la protezione
             delle  rispettive  navi,  mentre le  truppe giapponesi  risalivano  la  vallata dello Yang-tse  kiang.
                 La  presenza  dei  giapponesi  a  Shanghai  causò  parecchi  incidenti,  dei  quali  le  autorità
             militari si  scusavano addossando sistematicamente la colpa ai  propri inferiori. Il  comandante Da
             Zara fu costretto a intervenire una sola volta, alla fine d'ottobre, quando i giapponesi sequestrarono
             i  rimorchiatori  civili  italiani  [{amalo  e  Remo.  Ottenne  subito  il  dissequestro  e  non  ebbe  altre
             difficoltà.  Fu  fortunato,  perché  unità  militari  di  altre  nazioni  vennero  invece  pesantemente
             colpite  dai  Giapponesi.  Sullo  Yang-tse  Kiang  la  cannoniera  inglese  Ladybird  fu  colpita  da  tre
             proiettili di cannone e registrò un morto e due feriti. Lo stesso capitò subito dopo all'unità similare
             Bee, che però ne uscì senza danni. Andò peggio alla cannoniera americana Panay, su cui viaggiavano
             i  giornalisti  italiani  Sandro Sandri  e  Luigi  Barzini  junior e  Ros,  un  interprete dell'Ambasciata.
             Attaccata  da  aerei  giapponesi  il  12  dicembre,  dopo  un'inutile  difesa  con  le  mitragliatrici  di
             bordo, venne abbandonata ed affondò.  Dei suoi  61  uomini,  uno morì e cinque restarono feriti.
             Morì  anche Sandri,  colpito  da  schegge  all'addome.  Il  comandante  Da  Zara ricevé  le  scuse  dei
             giapponesi  per  la  morte  di  Sandri  e  ne  fece  dare  il  nome  al  piroscafo  italiano  Yung  kong.
             Quest'ultimo, dopo la caduta di Nanchino, fu  requisito dal Consolato italiano, insieme al mercantile
             Marco  Polo,  per  essere  messi  a  disposizione  dei  Consolati  italiani  di  l-Ian-kow  e  Kiu-kiang,
             viaggiando con a bordo una scorta di  marinai.  E fu  proprio il  Sandri pochi giorni dopo a portare
             in salvo a Shanghai  i circa 60 componenti della Missione Aeronautica italiana  in  Cina.
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