Page 71 - Missioni militari italiane all'estero in tempo di pace (1861-1939)
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APPENDICI                                                               63


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          i nostri commerci sono colà quasi  nulli,  ma  perché i loro prodotti  non  trovano
          ancora sufficiente smercio presso di  noi.
               Ciò  ben  sei  sanno  i  negozianti  genovesi  i  quali  inviarono  le  loro  navi  in
          quelle regioni.  Essi  avendo voluto tentare l'importazione di  prodotti nuovi  per il
          nostro  mercato  non  trovarono  i consumatori  e  furono  costretti  a  rispedirgli  in
          Francia e in  Inghilterra.
               È ben vero che coll'estendersi e migliorarsi della nostra industria, e col traforo
          delle Alpi Orientali, il quale ci aprirà nuovi sbocchi, i prodotti dell'Oriente troveranno
          anche fra noi quello smercio, che è inutile oggi sperare. Ma questo smercio, secondo
          ogni  probabilità  non  dipenderà da  nuove  informazioni  che  possono  fornire  i
          membri della spedizione, sibbene sarà il risultato dei citati fatti, cioè del traforo delle
          Alpi,  e dell'ulteriore sviluppo della nostra industria.
               È noto che la  fregata  austriaca,  la Novara,  negli  anni  1857, 58, 59 fece  un
          viaggio  di  circumnavigazione,  il  di  cui  itinerario  era  perfettamente  uguale,  ad
          esclusione  del  Giappone,  di  quello segnato  nella  circolare  23  maggio  scorso per
          la nave italiana.
               La spedizione della Novara, benché avesse la rara fortuna di ottenere istruzioni
          da Humboldt, e ne facessero parte uomini distintissimi per la loro capacità in ogni
          ramo  dell'umano  sapere,  si  volle  considerare  da  molti  coma  fallita  e  la  Camera
           ricorda  le  censure  a  cui  soggiacque  il  governo  austriaco  per  le  spese  incontrate
          onde farla  eseguire.
               Da che a questi  viaggi  manca l'incentivo della scoperta di  nuove  terre, e di
           nuovi  prodotti  non  è  sperabile  ottenere,  sempre  commercialmente  parlando,
           rimarchevoli  vantaggi.
               Le  apparizioni  di  queste  navi  in  tali  luoghi  sono  troppo  brevi,  l'effetto che
           producono troppo fuggevole,  perché si  stabilisca alcunché di  ben fermo  e sicuro.
               Se in così difficile argomento non fosse presunzione contraddire a chi senz'altro,
           deve  averlo  profondamente  studiato,  si  direbbe  preferibile  l'invio  di  una  o  più
           Regie  Navi  con  mandati  concreti  e  limitati,  quali  sarebbero  la  negoziazione  di
           trattati  di  commercio  coi  governi  dei  paesi  coi  quali  in  un  tempo  più  o  meno
           lontano si possono intavolare degli affari, l'ottenimento di soddisfazioni e d'indennità
           per danni sofferti da  RR.  sudditi, la  ricerca e l'occupazione di  siti  acconci  per lo
           stabilimento di  stazioni per navi.
               Per i trattati si crederebbe importante conchiuderne colla Repubblica di Haiti
           in America, col sultano di johanna, con quello di Zanzibar, coll'Abissinia in Africa,
           coll'Iman di Mascate, coi sultani di  Borneo e di  altre isole della Polinesia, infine e
           specialmente cogli Stati Transgangetici, colla Cina e col  Giappone.
               Questa Camera non ha  mezzi  sufficienti  per procurarsi  i dati  che le  occorre-
           l'ebbero se volesse porre le basi dei trattati da conchiudersi, ma su di ciò il R. Governo
           non ha che da imitare  l'operato dell'Inghilterra, degli Stati Uniti e della Francia.
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