Page 19 - La rappresentazione della Grande Guerra nel concorso della Regina Elena del 1934
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INTRODUZIONE                                                 17



            Grazioli compì poi un lungo excursus sulla pittura di guerra e, per smentirne la presunta irrilevanza artistica, citò i grandi prota-
            gonisti: da Paolo Uccello a Jacques Courtois, il Borgognone, da Salvator Rosa a Louis David, da Carle Vernet a Antoine-Jean
            Gros per arrivare ai fratelli Domenico e Gerolamo Induno, a Sebastiano De Albertis e terminare poi con Giovanni Fattori con
            il quale, secondo l’oratore, il genere di pittura di guerra si chiuse. Nessun riferimento, dunque, fu fatto ai pittori-soldato che pure
            avevano avuto un ruolo di rilievo nel divulgare nella società civile la visione di quell’evento che ora si voleva celebrare. Anselmo
            Bucci, Tommaso Cascella, Aldo Carpi, Lodovico Pagliaghi, Italico Brass ignorati. Dimenticato pure Cipriano Efisio Oppo, vo-
            lontario ferito sul Carso, promotore della prima Quadriennale d’arte nazionale che si tenne nella Capitale al Palazzo delle Espo-
            sizioni nel 1931. L’esclusione più clamorosa nel discorso di Grazioli fu quella di Giulio Aristide Sartorio, la cui produzione
            artistica era stata celebrata nel 1933, poco dopo la sua morte, alla Regia Galleria Borghese di Roma. Anch’egli volontario di
            guerra, prigioniero a Mauthausen, poi una volta liberato, autore di uno straordinario reportage pittorico dal fronte, commissario
            delle Belle Arti per l’America Latina dal 1924. Quale il significato di questa omissione dei pittori-soldato? Certo nessuna ignoranza
            da parte del generale Grazioli, che abbiamo visto persona colta e interessata al mondo artistico. Forse il proposito era quello di
            indicare come punto di riferimento per i futuri partecipanti ai concorsi un periodo davvero straordinario della pittura di guerra,
            il modello di una grande scuola che attraverso i secoli aveva lasciato tracce sublimi della storia artistica dell’Italia. A questa tra-
            dizione e non alla produzione spontanea e personale dei pittori-soldato era categorico far riferimento per dare valore a un progetto
            culturale organizzato e pensato dallo Stato e destinato all’intera collettività.
            La relazione tenuta da Grazioli fu rilanciata dalle pagine dei quotidiani e dei settimanali amplificando la popolarità del con-
            corso. Nei giorni successivi, da più parti d’Italia giunsero alla Segreteria richieste di aiuto da parte di artisti che erano impos-
            sibilitati per motivi personali o anche economici a raggiungere Palazzo Reale, dove era stata messa a disposizione la
            documentazione fotografica e cartografica che illustrava gli episodi bellici divenuti ora soggetti ispiratori delle opere d’arte.
            L’impegno perché i temi dei concorsi divenissero davvero un argomento di interesse nazionale spinse allora la Segreteria a
            inviare tutto il repertorio anche a Milano, Firenze e Napoli.

            Andò così crescendo l’interesse degli artisti in ogni parte d’Italia, testimoniato dall’eccezionale numero di opere pervenute.
            Il giorno della presentazione dei bozzetti al Quirinale, secondo i dati riportati dagli organi di stampa, gli artisti ammessi alla
            prima selezione furono 900 pittori, 745 scultori e 132 incisori e litografi che presentarono 2132 pitture, 763 gessi, 131
            incisioni. Il percorso espositivo iniziava dalla Sala dei Corazzieri e si snodava per i successivi ventinove ambienti. La regina
            Elena aveva affidato l’incarico di presiedere e di dirigere artisticamente l’ordinamento della esposizione a Dante Ricci, tra i
            fondatori del Gruppo Romano Incisori Artisti, pittore di corte e insegnante di disegno e di pittura dei principi Savoia. 39




            FESTONI DI ALLORA ORNANO LO SCALONE D’ONORE GUARDATO DAI CORAZZIERI,  IN CIMA IL
            BUSTO DEL RE

                    ’apertura della mostra fu articolata in tre giorni: venerdì 1° giugno le sale del Palazzo Reale del Quirinale si aprirono
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                    nel pomeriggio agli artisti, mentre domenica 3 giugno, festa dello Statuto , era invece programmata l’apertura a tutta
            L la cittadinanza. L’inaugurazione solenne si tenne al mattino del sabato, presenti i sovrani accompagnati dai membri
            delle Case civile e militare del Re e dalla Corte della Regina. Le autorità invitate erano circa cinquecento, concordate tra il
            Cavaliere d’onore generale Vittorio Solaro del Borgo e il Prefetto del Palazzo del Quirinale. Oltre ai cento membri della
            corte del re Vittorio Emanuele e della regina Elena, i rappresentanti e i funzionari dello Stato, i ministri, i sottosegretari e gli
            ambasciatori, poi naturalmente i delegati delle Forze Armate, generali, ammiragli e ufficiali. Trenta le Medaglie d’Oro, con-
            venuti anche i membri del direttorio del Partito Nazionale Fascista, i critici d’arte e il generale Grazioli coi componenti la
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            giuria. Tra le personalità invitate figurava naturalmente anche il presidente del Consiglio Benito Mussolini, che però preferì
            presenziare al raduno di oltre diecimila volontari di guerra e della Rivoluzione riuniti in via dell’Impero, per consegnare alla


            39  F. PARISI, M. VITTORI (a cura di), L’oro e l’inchiostro. Gli incisori italiani tra le due guerre nel “Concorso della Regina”, Latina, Novecento, 2004, p. 15.
            40  Una ricorrenza che assunse con il passare degli anni il significato della festa della casa regnante, tanto da essere chiamata comunemente la festa del
            re, e che dal 1861 era celebrata la prima domenica di giugno.
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              ACS, Ministero della Real Casa, Corte di S.M. la Regina, il Cavaliere d’onore, s.d..
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