Page 17 - La rappresentazione della Grande Guerra nel concorso della Regina Elena del 1934
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            Toni analoghi usava anche Ugo Ojetti, autorevole giornalista, da una tribuna ben più prestigiosa, il Corriere della Sera:

                   Eroismo, ardire, disciplina, pietà, patimento, tenacia: questi dati sono dell’uomo non d’un panorama o di una pro-
                   spettiva. E per renderle in pittura non bastano l’impressionismo o l’espressionismo, il cubismo o il futurismo, il sin-
                   tetismo o il surrealismo: rispettabili ginnastiche da camera. Qui si tratta di tornare di fronte al popolo e di ricordargli
                   con sobrietà di parole e grandezza di stile che esso è stato e che resta un popolo di soldati vittoriosi. 32


            Queste e analoghe prese di posizione, nell’occasione del concorso nato sotto l’egida della Casa Reale e destinato quindi a
            grande visibilità, suggeriscono che lo sprezzante giudizio espresso nei confronti delle avanguardie artistiche desse fiato a un
            duro attacco per arrivare alla resa dei conti anche con ambienti e con personalità non ancora pienamente allineate alla politica
            culturale del regime e recalcitranti ad accettare le linee guida del Sindacato Nazionale Fascista di Belle Arti. Il risultato negativo
            di questa polemica fu la mancata partecipazione al concorso di molti tra i più validi artisti dell’epoca – additati perfino come
            corruttori internazionalisti della gioventù italiana – quali Mario Sironi, Carlo Carrà, Giorgio De Chirico, Achille Funi, Pio
            Semeghini, Arturo Tosi, solo per citarne alcuni. 33
            L’interesse suscitato dalla notizia dei concorsi tra gli ex combattenti, gli artisti, i decorati e i famigliari dei caduti ebbe il so-
            pravvento sulla cautela dell’Ufficio Stampa della Presidenza del Consiglio nell’annunciare i bandi. Il 13 febbraio il Corriere
            della Sera pubblicava con risalto un lungo articolo di Ugo Ojetti in terza pagina “I concorsi della Regina” in cui veniva esposto
            con grande chiarezza il progetto culturale che avrebbe guidato alla costituenda Galleria della Guerra e della Vittoria. Entrando
            nei dettagli e descrivendo gli ambienti del Palazzo Reale dove la Segreteria del concorso aveva già organizzato le sale per la
            consultazione della documentazione messa a disposizione dei concorrenti, Ojetti scriveva:
                   Alle pareti Montebello, Palestro e San Martino, Goito, Monzambano e Pastrengo; sulle tavole, fotografie e documenti
                   sulla presa del Montenero o del Sabotino, sul passaggio del Piave a Vidor, sull’affondamento della Santo Stefano o
                   della Viribus Unitis: tutto appare ormai sullo stesso piano, sulla stessa linea dritta come una freccia, 1848, 1859, 1870,
                   1915, 1918, tanto dritta che vien fatto di guardare innanzi nel futuro con piena fede nel destino. Nel destino? No,
                   negl’Italiani. E sempre, alla testa, un Savoia. 34



            PER PORRE A FONDAMENTO DI QUESTO MUSEO IDEATO DALLA REGINA OPERE DEGNE DI DURARE

                      ieci le personalità scelte per giudicare i lavori. A presiedere la giuria il generale Francesco Saverio Grazioli, coman-
                      dante designato d’Armata e senatore, figura di primo piano non solo nell’ambiente militare. Subito dopo il terre-
            D moto di Messina del dicembre 1908 Grazioli era stato inviato in Sicilia per coadiuvare i soccorsi; per il suo tenace
            impegno nel salvataggio dei superstiti intrappolati nelle macerie e nella difficile organizzazione degli aiuti alle popolazioni fu
            decorato con la Medaglia d’Argento al valor civile. In quelle drammatiche circostanze ebbe modo, con ogni probabilità, di
            conoscere personalmente la regina Elena, giunta in Sicilia con Vittorio Emanuele III e impegnata con grande fervore e uma-
            nità nel coordinare le cure per i feriti. Aveva avuto poi un ruolo di rilievo nella battaglia di Vittorio Veneto come comandante
            del Corpo d’Armata d’assalto. Ufficiale ambizioso, colto, preparato, possedeva una buona competenza anche nel campo del-
            l’arte con particolare riguardo alla pittura. Oltre a Grazioli, altri tre rappresentanti della Forze Armate: Francesco Togni, ge-
            nerale di divisione, comandante della Regia Accademia di Fanteria e Cavalleria di Modena, due Medaglie d’Argento nel corso
            della Grande Guerra, Giulio Valli, ammiraglio di divisione, una Medaglia d’Argento come comandante di dirigibile, Vincenzo
            Lombard, generale di divisione aerea, due Medaglie d’Argento e una di Bronzo.

            Insieme a loro tre artisti in qualità di esperti. Il pittore Giuseppe Casciaro, cresciuto nell’ambiente artistico napoletano, legato
            alle istanze veriste e romantiche, estraneo ai fermenti di rinnovamento del Novecento italiano, maestro di pittura della regina
            Elena. L’incisore Carlo Alberto Petrucci, tra i fondatori del Gruppo Romano Incisori Artisti, dal 1933 direttore della Calco-



            32
              U. OJETTI, I concorsi della Regina, in «Corriere della Sera», 13 febbraio 1934.
            33
              F. TEMPESTI, Arte dell’Italia fascista, Milano, Feltrinelli, 1976, p. 214-216.
            34
              U. OJETTI, I concorsi della Regina, in «Corriere della Sera», 13 febbraio 1934, p. 3.
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