Page 12 - La rappresentazione della Grande Guerra nel concorso della Regina Elena del 1934
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10 LA RAPPRESENTAZIONE DELLA GRANDE GUERRA NEL CONCORSO DELLA REGINA ELENA DEL 1934
zato l’ospedale territoriale n. 1. Le grandi pareti damascate furono coperte di teli bianchi, gli splendidi lampadari di cristallo
incappucciati e disposti in ordinate corsie i lettini di ferro e i mobili ospedalieri. Le sale mutarono i nomi in omaggio ai primi
decorati al valore con la Medaglia d’Argento: la Sala del Trono fu intitolata al tenente di artiglieria Luigi Schenardi, quella
degli Stucchi al sergente maggiore delle squadriglie aviatori Enrico Mazzetti, la Sala degli Svizzeri al fante Giuseppe Andreolo,
gravemente ferito durante un assalto alla baionetta, quella di Giovan Battista Vico al sergente Casimiro Terzolo, rimasto te-
nacemente sulla linea del fuoco, benché più volte colpito e infine la Sala degli Ambasciatori al bersagliere Attilio Rossi, prode
combattente sul fronte dolomitico. L’attrezzatura ospedaliera del Quirinale fu completata con un laboratorio di falegnameria
e un altro per la confezione di sigarette per i militari al fronte. Gli ospiti convalescenti potevano accedere ai giardini del Pa-
lazzo, si distribuivano giornalmente quotidiani e riviste ed era stata allestita anche una piccola biblioteca con circa 750 volumi.
Si tenevano conferenze, proiezioni di film, e c’era anche una scuola di musica. L’ospedale funzionò fino al 23 aprile 1919
dopo aver ospitato 2648 feriti, dei quali 1813 grandi invalidi. 20
Se dunque nel pensiero e nella proposta di quella davvero singolare commemorazione del ventesimo anniversario della
Grande Guerra si potevano ritrovare le personali motivazioni della regina, il bando evidenziava anche un richiamo, proba-
bilmente suggerito da un profondo conoscitore del Risorgimento, a un analogo concorso, tanto illustre quanto lontano nel
tempo, un vero e proprio archetipo di quello lanciato da Elena di Savoia per la costituenda Galleria della Guerra e della Vit-
toria. Nel settembre 1859, circa settantacinque anni prima, il barone Bettino Ricasoli, a capo del Governo provvisorio della
Toscana, volle celebrare con una manifestazione artistica l’indipendenza nazionale appena conquistata e nello stesso tempo
offrire un aiuto agli artisti a cui gli eventi della guerra da poco terminata tra il Regno di Sardegna e l’Impero asburgico
avevano tolto molte occasioni di lavoro: «Considerando che in Toscana le arti belle furono sempre parte nobilissima della
civiltà» con queste parole iniziava il bando «e che un Governo nazionale ha il dovere di proteggerle in quel solo modo che
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è degno di loro, chiamandole ad eternare i grandi fatti e i grandi uomini». Il concorso promulgato a Firenze da Ricasoli in-
dicava con precisione ai pittori, agli scultori e agli incisori i temi e i personaggi cui ispirarsi e intendeva conquistare il pubblico
con le immagini celebrative dei più importanti, emozionanti, eroici episodi delle recenti battaglie combattute per l’Unità na-
zionale. 22
Analogamente i concorsi per il nuovo Museo della Guerra e della Vittoria. Accanto alle indicazioni degli eventi più significativi
e dei combattenti protagonisti di gloriose gesta, la Regina, portata anche dalla sua indole caritatevole, richiese che gli artisti
fossero invitati a indagare anche l’aspetto umano del combattente. Andavano ricordati, tra le tante atrocità del conflitto, sia
i gesti di pietà e di altruismo, sia le difficoltà e le avversità della natura che i militari italiani avevano affrontato e che avevano
rappresentato un pericoloso ostacolo non dissimile da quello del fuoco nemico: «Le rupi e i geli delle Alpi, le petraie e le
doline del Carso, il fango e gli acquitrini della pianura lungo il Piave, devono in questi dipinti riapparire tanto palesi da dare
al riguardante una sicura idea dei pericoli e dei patimenti affrontati dai nostri con animo invitto». 23
LA GLORIFICAZIONE DEGLI EROI
l 30 gennaio 1934 il generale Francesco Togni, presentato da Giuseppe Mario Asinari di Bernezzo, primo aiutante di
campo di Vittorio Emanuele III, si recò alla Presidenza del Consiglio e consegnò al Capo di Gabinetto i tre bandi che
I illustravano i concorsi indetti per volontà della regina Elena, unitamente a un breve appunto per Benito Mussolini. La
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nota, oltre a sintetizzare le modalità della prova, aggiungeva alcuni dettagli sui premi per i lavori primi classificati , sui con-
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P. CESARINI, Elena la moglie del re, Firenze, La voce, 1953, p. 144. Elena aveva mostrato la sua appassionata generosità già in occasione del terre-
moto di Messina del dicembre 1908. Dopo essersi prodigata senza risparmiarsi sul luogo del disastro nel soccorrere i feriti, rientrata a Roma, allestì
nella Sala del Trono del Quirinale un laboratorio per il confezionamento di indumenti da inviare alle popolazioni colpite dalla catastrofe.
21 «Monitore toscano», Parte Officiale. Il Governo della Toscana, Firenze, 23 settembre 1859, p.1; G. L. MARINI, Dal Barbarossa alla Camicia Rossa, M.
CORGNATI (a cura di) in Soldati e pittori nel Risorgimento italiano, Milano, Fabbri Editori, 1987, p. 78-79.
22 P. SERAFINI, Le arti figurative, L’Unificazione, https://www.treccani.it/enciclopedia/le-arti-figurative_%28L%27Unificazione%29/
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A. LUMBROSO, Elena di Montenegro regina d’Italia, Firenze, Edizione di La fiamma fedele e Fiamme Gialle d’Italia, 1935, p. 155.
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ACS, Presidenza del Consiglio dei Ministri, (PCM) Gabinetto, 1934-1936, fasc. 14/4/374, Appunto per S.E. il Capo del Governo: «Le opere così

