Page 14 - La rappresentazione della Grande Guerra nel concorso della Regina Elena del 1934
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            negli uffici storici dei tre Ministeri, Guerra, Marina e Aeronautica e in ogni sede di Corpo d’Armata, di dipartimento Militare
            Marittimo e di zona aerea territoriale. Nelle pagine successive il bando entrava nei dettagli prescrittivi: per la pittura e per le
            opere in bianco e nero, realizzate secondo le diverse tecniche dell’incisione, ciascun concorrente poteva scegliere se raffigurare
            un episodio collettivo di combattimento o una scena a vasto orizzonte, cioè che non riguardava direttamente eventi bellici, op-
            pure celebrare gli atti di eroismo individuale. Per le prime due tipologie di soggetti il comunicato indicava con precisione gli
            episodi cui gli artisti potevano riferirsi. Quelli definiti a vasto orizzonte erano in realtà pochi, solo dodici di cui cinque riservati
            alla Marina.
            I temi sembravano più che altro suggeriti per sottrarre all’oblio particolari episodi della Grande Guerra ormai quasi dimenticati
            dopo tanti anni, o addirittura da sempre ignorati dalla maggioranza degli italiani, con l’eccezione della tumulazione del Milite
            Ignoto. Erano segnalati eventi del conflitto davvero di disuguale rilievo: da una parte il salvataggio sulle coste albanesi del-
            l’esercito serbo a opera della Regia Marina, un’operazione di straordinaria complessità che si è meritata dagli storici l’appel-
            lativo di Dunkerque del Mediterraneo, dall’altra l’ingresso del Re nella cittadina di Vittorio il 30 ottobre 1918, passato sotto
            silenzio anche dalla stampa contemporanea. Nell’elencazione compariva inoltre lo scoppio della mina sulle Tofane nel luglio
            1916 a Castelletto, sul fronte dolomitico, che aveva impegnato per sette mesi squadre di minatori, di alpini e di genieri, sotto
            la guida del tenente Luigi Malvezzi, nominato per questa impresa cavaliere dell’Ordine Militare di Savoia, ma che alla fine
            era risultato strategicamente irrilevante. Non era stato reputato invece degno di menzione un evento sicuramente cruciale
            nello svolgimento della guerra: la riunione del Consiglio di Guerra Interalleato a Peschiera l’8 novembre 1917, dove Vittorio
            Emanuele III aveva ribadito che il Piave sarebbe stata la linea di resistenza a oltranza e che da lì sarebbe ripartita la riscossa
            italiana.
            Molto più ampia la proposta per gli atti di valore collettivi, oltre 700, di cui erano stati protagonisti i reparti dell’Arma di fan-
            teria – granatieri, fanteria, bersaglieri, alpini – e dell’Arma di cavalleria decorati con la Medaglia d’Argento o d’Oro. Il lungo
            elenco, dove predominavano comunque le azioni della fanteria, ripercorreva gli episodi più gloriosi dei quarantun mesi di
            guerra; tra gli altri l’eroismo del 5° Reggimento Fanteria al Col della Berretta durante la battaglia d’arresto e la tenace lotta
            casa per casa di Genova Cavalleria e di Novara Cavalleria a Pozzuolo del Friuli il 29 e 30 ottobre 1917. Suggerite anche le imprese
            in Francia al Bois de Coutron, all’Aisne e allo Chemin des Dames nel luglio 1918. Menzionati poi tutti i reparti dell’Arma
            tra cui il 18° Bersaglieri a Fagarè sul Piave nel novembre 1917, gli alpini del 4° Reggimento per la condotta sul Monte Vodice
            nel maggio 1917 e il 23° Reparto d’assalto a Caposile Cà del Bosco durante la battaglia del Solstizio. Seguiva poi l’elencazione
            delle azioni navali, diciassette in tutto, tra le più popolari gli affondamenti della Viribus Unitis, della Wien e della Santo Stefano
            e la sfortunata incursione del barchino Grillo nel porto di Pola il 14 maggio 1918. Solo sette azioni aeree erano proposte
            come memorabili e meritevoli di essere ricordate dagli artisti, tra cui la battaglia dell’Hermada, una sorta di air bombing ante
            litteram e il bombardamento alle Bocche di Cattaro. 27
            Per gli atti di valore individuali la scelta per pittori e incisori poteva cadere sui 360 combattenti, compreso il Milite Ignoto,
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            decorati con la Medaglia d’Oro; gli scultori avrebbero potuto modellare anche i busti dei principali condottieri. Le avvertenze
            del bando tendevano pertanto a limitare molto, comprensibilmente visto il tema dei concorsi, la creatività e la spontaneità
            degli artisti nel proporre altri soggetti che l’esperienza di guerra avrebbe potuto suggerire. Rimanevano quindi escluse molte
            situazioni che, come abbiamo visto, erano state privilegiate, ricordate e illustrate dai pittori-soldato attinenti anche ad aspetti e
            momenti della vita quotidiana dei combattenti e non solo alle operazioni militari. In questo senso c’era un ritorno alla tradi-
            zione dell’iconografia bellica ottocentesca e risorgimentale, attenta a raffigurare celebri eventi: la battaglia di Magenta, la


            27  ACS, Ministero della Real Casa, Segreteria Reale, Bando - regolamento di concorso tra gli artisti italiani, op. cit..
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              Proprio sull’elenco dei militari decorati con il più alto riconoscimento al valore intervenne l’ammiraglio Costanzo Ciano, presidente del Gruppo
            Medaglie d’Oro. In una lettera al presidente del Consiglio ricordava che l’associazione non considerava più tra i suoi iscritti due decorati della Grande
            Guerra. Il primo era il cappellano militare don Giovanni Mazzoni, due Medaglie di Bronzo e una d’Argento nel corso del conflitto, poi gravemente
            ferito nell’undicesima offensiva dell’Isonzo dove aveva avuto la massima ricompensa. Ingiustamente accusato nel 1927 di malversazione era stato
            condannato a tre anni di confino. Assolto poi in appello, dimostrò il proprio attaccamento al Regio Esercito partendo volontario per la campagna di
            Russia nel 1941, dove morì in combattimento e fu decorato con una seconda Medaglia d’Oro. L’altra damnatio memoriae riguardava il maggiore del
            genio navale Raffaele Rossetti, il leggendario affondatore della Viribus Unitis il 1˚ novembre 1918 nel porto di Pola insieme a Raffaele Paolucci. Di-
            venuto antifascista, fu arrestato nel 1925 per reati d’opinione. Emigrato successivamente in Francia, a Parigi divenne dirigente del gruppo Giustizia e
            Libertà. Gli fu così revocata la Medaglia d’Oro, provvedimento poi annullato con l’avvento della Repubblica. ACS, PCM, Gabinetto, Gruppo Medaglie
            d’Oro, 21 aprile 1934. Lettera al presidente del Consiglio.
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