Page 10 - La rappresentazione della Grande Guerra nel concorso della Regina Elena del 1934
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8 LA RAPPRESENTAZIONE DELLA GRANDE GUERRA NEL CONCORSO DELLA REGINA ELENA DEL 1934
con un futuro da condividere. Il tributo portato al Fante Sconosciuto e la sua sepoltura nel Vittoriano, il monumento eret-
tonella Capitale per celebrare Vittorio Emanuele II, simbolo dello Stato monarchico, unitario e costituzionale – come ricor-
dano le iscrizioni sui frontoni che richiamano all’Unità della Patria e alla Libertà dei cittadini – rappresentavano l’atto finale di
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quel processo storico che legava la Grande Guerra all’epopea risorgimentale e alla monarchia sabauda. Testimonianze di
questa ideale continuità erano state l’orazione pronunciata da Gabriele D’Annunzio il 5 maggio 1915 nella ricorrenza del
55° anniversario della partenza dei Mille di Garibaldi dallo scoglio di Quarto, e pochi giorni dopo, il 26 maggio, l’appello ai
militari di Vittorio Emanuele III. Il re, chiudendo il suo proclama in occasione della dichiarazione di guerra all’Austria-Un-
gheria, si richiamava espressamente alle lotte per l’indipendenza nazionale: «Soldati, a voi la gloria di portare il Tricolore
d’Italia sui termini sacri che la natura pose a confine della patria nostra, a voi la gloria di compiere finalmente l’opera con
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tanto eroismo iniziata dai nostri padri». Questa traccia era poi stata confermata in modo esplicito e inequivocabile quando
il Ministero della Pubblica Istruzione assegnò, nel corso del 1915, proprio al Comitato Nazionale per la Storia del Risorgi-
mento presieduto dall’onorevole Paolo Boselli, l’incarico di procedere alla raccolta di testimonianze e di documenti storici
sulla guerra italo-austriaca. Analogamente, sul fronte avverso, il manifesto emanato da Francesco Giuseppe il 23 maggio
1915 Ai miei popoli annunciava il nuovo perfido nemico al Sud: «Le grandi memorie di Novara, Mortara, Custoza, Lissa, che for-
mano l’orgoglio della mia gioventù e lo spirito di Radetzky, dell’Arciduca Alberto e di Tegetthof, il quale continua a vivere
nella Mia armata di terra e di mare danno sicuro affidamento che difenderemo vittoriosamente anche i confini meridionali
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della Mia Monarchia». Dunque la Prima guerra mondiale seguì l’inviolabile logica del Risorgimento: per i due storici nemici
iniziò e rimase fino alla sua conclusione la guerra italo-austriaca, tanto che in Italia si costruì la memoria e la commemorazione
della quarta guerra d’Indipendenza.
Tale interpretazione perdurò fino al primo governo Mussolini poi, in particolare dalla metà degli anni Venti, il fascismo ne
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stravolse progressivamente il ricordo e il significato. Profonda emergeva allora la divergenza della lettura della Grande
Guerra proposta fino a quel momento dalla Corona da quella del regime: la guerra contro l’Austria-Ungheria rappresentava
la conclusione di una lunga contesa che, iniziata nel 1848, aveva portato alla costituzione dello Stato nazionale italiano. Invece
per il fascismo, che aveva il mito del futuro piuttosto che il mito del passato e non intendeva essere il custode di una pur glo-
riosa tradizione, ma voleva essere il creatore di una nuova civiltà, l’epopea risorgimentale veniva relegata tra gli avvenimenti
della vigilia della rinascita della Nazione. I veri eventi fondatori, quelli che avevano aperto un nuovo corso delle vicende na-
zionali, erano invece rappresentati dall’interventismo, dalla rigenerazione morale, vera e propria rinascita della stirpe, avvenuta
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con la partecipazione alla guerra mondiale e con la rivoluzione delle camicie nere. Una lettura che sbiadiva in modo ine-
quivocabile il peso e l’azione di Casa Savoia nella storia d’Italia. Proprio il 4 novembre 1928, in occasione della celebrazione
della vittoria, in un momento in cui era in atto la discussione sulla riduzione delle prerogative regie attraverso i poteri in at-
tribuzione al Gran Consiglio del Fascismo – che divenne un organo costituzionale con addirittura il diritto di intervenire
nella successione al trono – ebbe modo di manifestarsi apertamente la distinzione tra monarchia e regime. Allora si svolsero
due distinte cerimonie: al mattino il discorso di Mussolini tenuto dal balcone di Piazza Venezia, al pomeriggio, nella piazza
antistante il Quirinale, la lettura del Bollettino della vittoria offrì l’opportunità per una manifestazione di popolo di omaggio
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B. TOBIA, Il Vittoriano, in I luoghi della memoria. Simboli e miti dell’Italia unita (a cura di M. ISNENGHI), Roma, Bari, Laterza, 1996, p. 248. Per le
vicende che spinsero all’istituzione della festività del 4 novembre e sul ruolo che assunse il monumento a Vittorio Emanuele II nel corso del dibattito
che portò alla celebrazione del Milite Ignoto si veda lo studio di A. MINIERO, Da Versailles al Milite Ignoto. Rituali e retoriche della Vittoria in Europa
(1919-1921), Roma, Gangemi Editore, 2008, p. 63-127 e 164-236.
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I discorsi della corona. Introduzione e commenti di A. MONTI, Milano, C.E.D.A.I., 1938, p. 287.
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Il testo è tratto dal manifesto Ai miei popoli! Vienna 23 maggio 1915 esposto al Museo storico italiano della guerra di Rovereto.
16 Nel decimo anniversario dell’inizio della Prima guerra mondiale, il 24 maggio 1924, l’Unione nazionale reduci di guerra, anche se ora molto vicina
al governo fascista, pubblicava un manifesto in cui si potevano ancora ritrovare le idee e i toni dell’interventismo di ispirazione mazziniana-garibaldina:
«Pur allontanandosi nel tempo la data fatidica, rimane e rimarrà nei nostri cuori che rievocano con l’inizio della guerra di unificazione, di indipendenza,
di redenzione non solo la missione nobilissima – la difesa del diritto della libertà dei popoli – che l’Italia assunse partecipando alla lotta immane, ma
anche il grave contributo di sangue che al conseguimento dell’altissimo fine essa portò, con l’eroica innumerevole schiera dei caduti, dei mutilati, dei
feriti, dei valorosi», “L’anniversario della guerra” in «Corriere della Sera», 24 maggio 1924.
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E. GENTILE, La Grande Italia. Il mito della nazione nel XX secolo, Roma, GLF Editori Laterza, 2006, p. 157-167. C. M. DE VECCHI, “Il Risorgimento
per il Primato e l’Impero”, in «Rassegna storica del Risorgimento», Roma, La libreria dello Stato, luglio 1935, p. 5.