Page 171 - Scenari Sahariani - Libia 1919-1943. La via italiana alla guerra nel deserto
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La Difesa DeL sahara Libico (1940-1943)
LO SCENARIO
Il Sahara libico è una regione tanto arida quanto sterminata dove la pioggia
è un avvenimento eccezionale e nella quale la scarsa popolazione è concentrata
in poche oasi, intorno alle quali si distendono sterminate pianure di sabbia e
di ghiaia, prive o quasi di punti di riferimento, che peraltro non presentano
troppe difficoltà al movimento di reparti cammellati o montati su automezzi
opportunamente attrezzati. Nella sua parte orientale, a novecento chilometri
dalla costa e a non grande distanza dal confine egiziano, si trova il complesso
delle oasi di Cufra, con il nucleo principale nella depressione di el-Hauwari, dove
nel villaggio di Et Tag era stata costruita nel 1931 una ridotta e si trovava un
aeroporto relativamente attrezzato, e le tre oasi minori di Rebiana a ovest, di
Bzema e Tazerbo a nord-ovest, a 120 chilometri di distanza le prime due ed
a 300 la terza. Nella regione non c’erano vere e proprie carovaniere, ma nel
corso degli anni Trenta gli itinerari principali tra le oasi di Cufra e da queste
verso Marada, Gialo e Giarabub a nord e Maaten es-Sarra a sud, erano stati
contrassegnati con riferimenti artificiali costituiti da fusti di benzina vuoti o pali
posti a intervalli regolari. Un altro itinerario così contrassegnato si spingeva in
direzione sud-est fino ai contrafforti del Gebel Auenat, minacciando da lontano
la linea di comunicazione tra il Cairo e Khartoum all’altezza di Wadi Halfa, sul
Nilo, dove l’ostacolo della seconda cateratta veniva superato con l’aiuto della
ferrovia. A preoccupare i comandi britannici nell’estate del 1940 era però anche
la direttrice di Maaten es-Sarra e della vecchia carovaniera per il lago Ciad, dato
l’atteggiamento ancora incerto dell’Africa Equatoriale Francese. Un’avanzata da
Cufra verso sud di reparti italiani anche non troppo consistenti avrebbe potuto
far pendere la bilancia in favore del governo di Vichy, e qualora Fort Lamy
fosse passato sotto il controllo dell’Asse sarebbe diventata impraticabile la rotta
aerea da Takouradi, nel golfo di Guinea, a Khartum, di vitale importanza per il
trasferimento di velivoli verso l’Egitto e il Medio Oriente.
In realtà da parte italiana nessuna di queste due ipotesi era stata presa in
considerazione. Le direttive impartite dal Capo di Stato Maggiore Generale,
maresciallo d’Italia Pietro Badoglio, pochi giorni prima dell’entrata in guerra,
dettavano un atteggiamento strettamente difensivo su tutti i fronti. Riguardo
in particolare alla Francia, e ai suoi possedimenti oltremare, raccomandavano
di non intraprendere alcuna iniziativa, “sia in terra che in aria”, e anche in
mare forze navali francesi potevano essere attaccate solo se si trovavano
insieme a forze navali britanniche, altrimenti le istruzioni erano di osservarne il
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