Page 195 - Scenari Sahariani - Libia 1919-1943. La via italiana alla guerra nel deserto
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La Difesa DeL sahara Libico (1940-1943)


            Chevrolet T5 Te Paki, già immobilizzato da un guasto meccanico, e subito dopo il
            T6 Te Aroha e il T10 Te Anau. Nel frattempo gli altri automezzi dei neozelandesi,
            riparati in un canalone trasversale, erano riusciti a guadagnare il campo aperto
            e si stavano allontanando a tutta velocità, in parte verso sud e in parte prima
            verso est e poi verso sud, nel tentativo di rompere il contatto. Dall’inizio del
            combattimento, alle 15:35, non era passato neppure un quarto d’ora.

               Da Cufra, con il velivolo del capitano Mario Moreschini, era intanto arrivato
            Mattioli che, atterrando in prossimità dei suoi automezzi, prese il comando delle
            operazioni. Mentre il Ghibli di Moreschini e quello del sergente maggiore Celesia
            provvedevano allo sgombero dei  feriti,  un altro Ghibli della  26  Squadriglia,
                                                                          a
            pilotato dal sottotenente Rota, cercava di ristabilire il contatto con gli autocarri
            Chevrolet in fuga che, più veloci dei FIAT, guadagnavano rapidamente terreno.
            Il bimotore localizzò a qualche chilometro di distanza la Ford V8 Te Rangi del
            maggiore Clayton e l’autocarro radio della pattuglia “T”, che si erano attardati nel
            tentativo di recuperare gli equipaggi dei veicoli incendiati, e, pur non riuscendo a
            immobilizzarli con le armi di bordo, ne rallentò la corsa e potè mettere sulle loro
            tracce gli automezzi della “sahariana”. Questa seconda fase del combattimento si
            concluse a ovest di Maaten Bisciara con la cattura della Ford V8, immobilizzata da
            un colpo di mitragliera da 20 mm. Furono così fatti prigionieri il maggiore Clayton,
            ferito a un braccio, e due graduati neozelandesi. Alle 19:00 la “sahariana” lasciò il
            terreno dello scontro portando a rimorchio la Te Rangi e alle 4:00 del mattino del
            1° febbraio rientrò a Cufra. La marcia notturna, condotta col solo ausilio della
            bussola e rallentata non solo dall’oscurità ma anche dalle difficoltà del rimorchio
            della Ford, aveva richiesto quasi dieci ore. Quanto restava della pattuglia “T”
            si ricongiunse ai pozzi di Sarra con la pattuglia “G” e con l’avanguardia della
            colonna Leclerc. I britannici uscirono a questo punto di scena e il 4 febbraio si
            mossero per rientrare al Cairo dove arrivarono il giorno 9, dopo aver accertato
            che nella zona di Auenat non c’erano reparti italiani. Rimase con i francesi il
            tenente Kennedy Shaw, con tre uomini e la camionetta Ford Te Manuka, come
            esperto di navigazione nel deserto.

               Nel combattimento la Compagnia Sahariana Cufra aveva avuto 3 morti, il
            tenente Capurro e 2 ascari libici, e 2 feriti, un sottufficiale radiotelegrafista e
            un graduato autiere, e aveva dovuto abbandonare un autocarro FIAT colpito
            nella prima fase dello scontro. Le perdite avversarie erano quantificate in quattro
            morti e altrettanti dispersi, ma in realtà nelle file britanniche c’era stato un solo
            caduto e i quattro dispersi, costretti ad abbandonare il loro veicolo danneggiato,
            furono raccolti il 10 febbraio, oltre i pozzi di Sarra, dagli uomini di Leclerc di
            rientro da una ricognizione a Cufra. I quattro avevano camminato per oltre 300
            chilometri quasi senza viveri e con pochissima acqua ed erano allo stremo delle
            forze, tanto che uno di loro morì poco dopo. Con il gruppetto c’era inizialmente


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