Page 200 - Scenari Sahariani - Libia 1919-1943. La via italiana alla guerra nel deserto
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Scenari Sahariani – Libia 1919-1943 “La via itaLiana aLLa guerra neL deserto”


            pressi dell’aeroporto, mentre la ricognizione aerea, molto ostacolata dalle nuvole
            di sabbia, non trovava alcuna traccia del nemico lungo la direttrice Cufra-Maaten
            Sarra. Quel pomeriggio, alle 16:00, un Ghibli aveva però scoperto nei pressi di
            Gara Tuila una colonna di una ventina di automezzi che procedeva con rotta
            45°. La notizia dell’avvistamento, al contrario di quanto supposto da Leclerc,
            non era stata affatto ignorata. Leo aveva infatti ordinato a Mattioli di portarsi
            celermente nell’oasi di Zurgh per sbarrare la via più diretta per Cufra, e alle 18
            la colonna, divisa in due sezioni, prese posizione in quella località, fronte a sud-
            est. Dalle 20:30 fino alle 4:00 antimeridiane del giorno 8 fu sentito a intervalli il
            rombo di motori, ma il terreno difficile e l’oscurità non permisero di intervenire,
            tanto più che non si riusciva a stabilire posizione e direzione di marcia di quegli
            automezzi. Alle ore 4:15 la colonna nemica, costituita da macchine più leggere e
            veloci di quelle italiane, fu vista passare fra le oasi di Zurgh e Tallabe e dirigere
            verso l’aeroporto.
               Arrivato all’oasi principale Leclerc, dopo aver affidato il comando al capitano
            Pierre de Rennepont, organizzò tre pattuglie appiedate, la prima di 27 uomini,
            guidata  dal  capitano  André  Geoffroy,  la  seconda  di  5,  alla  cui  testa  ci  era  il
            tenente Michel Arnaud, e la terza di 7, comandata da lui stesso, con il compito di
            esplorare rispettivamente il villaggio di El Giof, il palmeto tra questo e il forte,
            e la pista per il campo di aviazione. Mentre la pattuglia ai suoi ordini accertava
            che la via dell’aeroporto era libera, la pattuglia Geoffroy, dopo aver ispezionato
            il villaggio senza trovare nulla, si imbatteva nella tenda di un posto di ascolto
            distruggendo l’apparecchiatura e catturando il sottufficiale radiogoniometrista.
            La pattuglia Arnaud, seguendo delle tracce nella sabbia, arrivava alla casa di un
            indigeno dal quale i francesi si fecero portare dal capo villaggio. Un messaggio di
            Bey Ahmed, uno dei capi della senussia, e un po’ di denaro bastarono per avere
            la conferma che la guarnigione era in allarme e asserragliata nel forte.

               In questo contesto Leclerc, certo ormai di avere l’iniziativa, decise di agire
            prima dell’alba. Lui stesso, con una pattuglia motorizzata agli ordini del capitano
            de Guillebon con tre autocarri Bedford e la camionetta del LRDG, avrebbe
            attaccato  l’aeroporto,  mentre  de  Rennepont, con il resto  della  colonna, si
            sarebbe tenuto pronto a intervenire a un segnale convenuto. Dopo un cauto
            avvicinamento a fari spenti, la pattuglia Leclerc-de Guillebon irruppe sul terreno
            del campo di aviazione dove distrusse due Ca.309, ma in fase di disimpegno
            la camionetta Te Manuka del LRDG urtò una roccia affiorante e con il carter
            sfondato venne abbandonata e data alle fiamme. A questo punto il lancio di un
            razzo verde fece entrare in azione un paio di mitragliatrici, ma un razzo verde era
            anche il segnale stabilito per l’intervento dello scaglione di sostegno che irruppe
            a sua volta sulla scena. Leclerc, contrariato per il caos che ne seguì, e preoccupato
            per l’arrivo della colonna Mattioli di cui era stato segnalato l’avvicinarsi, ordinò di


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