Page 204 - Scenari Sahariani - Libia 1919-1943. La via italiana alla guerra nel deserto
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Scenari Sahariani – Libia 1919-1943 “La via itaLiana aLLa guerra neL deserto”


            avio che impediva l’attività di ricognizione aerea a largo raggio necessaria per un
            efficace impiego dei reparti mobili.

               Dopo il fatto d’armi del 7 febbraio la colonna Mattioli aveva preso posizione
            a cavallo della rotabile Buema-Et Tag, a breve distanza dalla ridotta e fronte
            alla moschea, per rafforzare con le sue armi automatiche la difesa di Cufra
            e sbarrare la strada a elementi motorizzati che avessero tentato di infiltrarsi
            nell’oasi. Il dispositivo di sicurezza così predisposto era però fortemente
            penalizzato  dall’insufficiente  attività  esplorativa,  e  questo  nonostante  il  10
            febbraio  l’Aviazione  Sahariana  avesse  aggiunto  altri  5  Ghibli,  agli  11  già  a
            sua disposizione insieme a 6 Libeccio e all’S.81 arrivato a Hon il 3 febbraio.
            Il trimotore aveva effettuato la prima sortita operativa il giorno 11, con una
            ricognizione nella zona di Murzuch conclusa con un atterraggio sul campo
            di Brach, secondo una modalità operativa tipica dell’aviazione sahariana che
            sfruttava la rete di campi di appoggio allestiti a ridosso delle oasi. L’eccessiva
            fiducia nelle possibilità della ricognizione aerea, un atteggiamento molto diffuso
            e ispirato dall’esperienza degli anni della riconquista, finiva con il condizionare
            l’iniziativa dei comandanti.
               Da Cufra intanto continuava a operare il distaccamento della 26  Squadriglia
                                                                           a
            con 3 Ghibli, rinforzato il 17 febbraio da altri 3 arrivati da Hon insieme all’S.81. Il
            15 febbraio lo stesso comandante del settore militare del Sahara Libico, tenente
            colonnello Leo, aveva effettuato un volo di ricognizione sulla zona compresa
            tra Maaten Bisciara e Gebel Auenat senza notare nulla. La scena si era invece
            animata l’indomani, quando al pozzo di Maaten Sarra erano state avvistate e
            spezzonate 5 “macchine leggere”. La colonna Mattioli si era quindi spostata
            a Buema, mentre il 17 febbraio la ricognizione aerea segnalava e spezzonava,
            apparentemente senza esito, 7 automezzi in sosta a Maaten Sarra e altri 18 in
            movimento in direzione nord/nord-est. La distanza e l’esiguità delle scorte di
            carburante, insieme con la maggiore velocità dei mezzi avversari, fecero scartare
            l’ipotesi di impegnare la colonna Mattioli in un incerto tentativo di intercettazione,
            ma i movimenti dei reparti motorizzati in avvicinamento continuarono a essere
            seguiti con attenzione. Il mattino del 18 febbraio il capitano Moreschini segnalò
            la presenza di una ventina di automezzi nel Gebel el-Zurg e di altri 35 presso il
            Gebel el-Buebn. Per fronteggiare quello che sembrava essere un attacco da più
            direttrici, la compagnia sahariana si schierò quindi fronte a sud, sei chilometri a
            nord della ridotta di Et Tag.

               Nel frattempo la colonna motorizzata francese aggirava da nord-est, tenendosi
            a debita distanza, il villaggio di El Giof, nell’intento di prendere alle spalle e di
            sorpresa la colonna Mattioli qualora fosse stata in agguato nel palmeto. Era passato
            da mezzora il mezzogiorno quando da dietro una piega del terreno apparvero


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