Page 206 - Scenari Sahariani - Libia 1919-1943. La via italiana alla guerra nel deserto
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Scenari Sahariani – Libia 1919-1943 “La via itaLiana aLLa guerra neL deserto”


            di Tazerbo, li spezzonarono e mitragliarono a bassa quota concentrando i loro
            attacchi soprattutto  sui  più vicini  al forte,  appartenenti  al plotone Geoffroy,
            senza con questo riuscire ad agevolare il ritorno offensivo della “sahariana”.
            L’intervento dei velivoli, oltre a essere di per sé poco efficace, non fu infatti
            coordinato con quello della colonna mobile che alle 8 attaccò con decisione le 12
            macchine del plotone de Rennepont schierate a sbarramento delle provenienze
            da Hauuari. Il rombo dei motori fece però venir meno l’effetto sorpresa e i
            francesi poterono quindi fronteggiare l’attacco con il fuoco preciso e concentrato
            delle armi automatiche e soprattutto del pezzo controcarro da 37 mm.

               Gli automezzi della “sahariana” passarono subito dalla formazione di marcia
            a quella  di combattimento mentre  gli equipaggi rispondevano  al fuoco, ma
            l’attacco perse così di slancio e di questa battuta d’arresto i veicoli francesi e i loro
            nuclei di tiratori a terra approfittarono per ripiegare verso un risalto del terreno
            distante circa 150 metri. A questo primo sbalzo all’indietro ne seguì un secondo
            di una cinquantina di metri sotto la copertura delle armi di reparto appostate
            a terra, in un contesto sempre più sfavorevole per la “sahariana” che, con le
            armi a bordo degli automezzi, offriva un bersaglio maggiore. Il combattimento,
            contrassegnato  dai tentavi delle  macchine italiane di serrare  le distanze, si
            protrasse per un’ora e mezza con scarsi risultati, e ancora una volta fu interrotto
            dal pronunciarsi di un movimento aggirante. Tre automezzi francesi apparvero
            infatti sul fianco sinistro della colonna Mattioli che, dopo aver fronteggiato in
            un primo tempo anche questa minaccia, alle 10:00 si allontanò verso nord. A
            imporre la ritirata furono i danni alle macchine, quasi tutte colpite più volte, e
            l’esaurirsi delle munizioni.
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               Con l’allontanamento della “sahariana” la sorte del forte di Et Tag era segnata.
            Veniva infatti meno ogni possibilità di reazione dinamica, anche perché a Tazerbo,
            dove  si  era ritirata la colonna Mattioli e  si  era rischierata la 26  Squadriglia,
                                                                          a
            abbandonato l’ormai indifeso campo di Cufra, non c’erano scorte di carburante.
            La situazione generale era tale da non lasciare sperare nell’arrivo di rinforzi e sul
            piano locale, per quanto le armi pesanti a disposizione di Leclerc si limitassero a
            un cannone da montagna da 75 mm e un mortaio da 81 mm, a questa potenza
            di fuoco la guarnigione poteva contrapporre solo le sue 4 mitragliere Breda da
            20 mm. Alla risolutezza iniziale, testimoniata dai messaggi radio dei primi giorni,
            subentrò  così una sensazione  di impotenza diventata ancora  più acuta  il 25
            febbraio, quando l’arrivo sull’aeroporto dell’oasi di due Lysander e di un Potez
            29 fece temere la possibilità di bombardamenti aerei.




            36   Colonna Mobile Mattioli, Relazione sullo scontro del 18-19 febbraio 1941 – XIX, 2 marzo 1941,
               AUSSME, Diario Storico Comando Truppe Sahara Libico.


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