Page 205 - Scenari Sahariani - Libia 1919-1943. La via italiana alla guerra nel deserto
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La Difesa DeL sahara Libico (1940-1943)
alla vista gli automezzi della “sahariana” e Leclerc, che oltre alla sua vettura
poteva disporre di 12 autocarri Bedford, con 7 ufficiali, 19 sottufficiali e graduati
francesi, 16 tiratori senegalesi, 2 cannoni da 37 mm, 2 mitragliatrici Hotchkiss da
8 mm, 20 fucili mitragliatori, ordinò al plotone del capitano de Rennepont (alias
Pierre de Hauteclocque) di impegnare frontalmente l’avversario e al plotone
del capitano André Geoffroy di aggirarlo sulla sinistra. I “sahariani” colpirono
e incendiarono con le loro mitragliere 2 Bedford, ma il loro contrattacco fu
arrestato dall’entrata in azione del cannone da 37 mm del plotone Geoffroy, il cui
tiro era diretto dallo stesso Leclerc, che li obbligò a defilarsi tra le ondulazioni del
terreno mentre sulla loro destra si profilava un secondo tentativo di aggiramento,
questa volta da parte del plotone de Rennepont. Per togliersi da questa scomoda
situazione la “sahariana” si ritirò in direzione nord-ovest, mentre la Compagnie
Portée prendeva posizione a nord-est del forte di Et Tag.
Nonostante il successivo intervento di un solitario Ghibli che ne spezzonò
senza risultato le posizioni, l’equilibrio si era ormai rotto in favore degli attaccanti
che continuavano a mantenere l’iniziativa. Verso le 13:00 fu infatti avvistata
verso nord, alle spalle del nuovo schieramento della “sahariana”, una colonna
di 18 automezzi in apparenza diretta verso l’aeroporto. Mattioli ordinò subito
di aprire il fuoco al che l’avversario rispose ponendosi al riparo per poi passare
all’attacco. Nuclei di fucilieri scesi dagli automezzi, alternando il movimento al
fuoco dei fucili mitragliatori, tentarono di avvolgere l’ala destra della “sahariana”
che, serrata sempre più da vicino anche sul fronte, ruppe il contatto ripiegando
verso sud-ovest di un paio di chilometri. La manovra non ebbe però l’effetto
sperato e il combattimento si riaccese subito in una situazione che vedeva gli
automezzi italiani, ripetutamente inquadrati dal fuoco dei 37 mm, costretti a
spostarsi di continuo. Questa fase dello scontro durò una mezzora, finché,
poco dopo le 16, i francesi si allontanarono verso l’oasi lasciando la “sahariana”
attestata a sud-ovest di Hauuari. Le perdite si limitavano a un A.S.37 e a un paio
di feriti, per cui la colonna Mattioli conservava una buona capacità operativa
che il suo comandante intendeva sfruttare il mattino dopo, una volta avuto dalla
ricognizione aerea un quadro aggiornato della situazione.
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All’alba del 19 febbraio 5 automezzi furono localizzati nell’oasi di Cufra,
posizionati in modo da controllarne le vie d’accesso, e altri 12 a sud-ovest di
Hauuari. I Ghibli della 26 Squadriglia e l’S.81, operando dal campo sussidiario
a
35 In questi scontri, condotti in modo manovrato, le perdite della colonna Mattioli furono
piuttosto lievi, con un soldato libico ucciso, un autiere italiano e un soldato libico feriti
in modo non grave e avviati subito verso la ridotta con un trattore A.S.37 parzialmente
inefficiente e guidato dallo stesso autiere ferito. È con tutta probabilità questo l’automezzo
catturato dal plotone de Rennepont di cui parlano fonti francesi (D. CORBONNOIS,
L’odyssée de la Colonne Leclerc op. cit., p. 58).
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