Page 267 - Scenari Sahariani - Libia 1919-1943. La via italiana alla guerra nel deserto
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La Difesa DeL sahara Libico (1940-1943)
Nel pomeriggio un S.79 e due CR.42 attaccarono nei pressi di Uigh el-Chebir
una quindicina di automezzi della Section Automitrailleuses del tenente Serizier
e del Detachement Hous. Gli aviatori italiani rivendicarono la distruzione di
tre o quattro veicoli e in effetti nell’azione andarono distrutte una autoblindo
Marmon-Herrington e un’autovettura, e rimase ucciso il capomacchina del
mezzo blindato. Alle 9:30 del 10 marzo, sempre nella zona di Uigh el-Chebir, fu
ancora l’aviazione italiana a infliggere un duro colpo alla pattuglia del capitano
Massu, sorpresa allo scoperto insieme alla sezione autoblindo. In dieci minuti un
S.79 e 3 CR.42 incendiarono 8 automezzi della Patrouille D e il carro soccorso
della Section Automitrailleuses, con 3 tiratori senegalesi uccisi.
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Le compagnie sahariane si lanciarono all’inseguimento del nemico, ma il ciclo
operativo della prima campagna del Fezzan si era ormai concluso. L’esplorazione
a lungo raggio non trovò più traccia dei reparti motorizzati di Leclerc che il 14
marzo erano di nuovo a Zouar, e anche una ricognizione armata su Tazerbo
eseguita il giorno 11 da un S.79 non rilevò nulla di anomalo. Le 8 bombe da
50 chilogrammi sganciate sulla vecchia caserma dei carabinieri non suscitarono
alcuna reazione. Le località che erano state prima occupate e poi abbandonate
dagli uomini di Leclerc rimasero per qualche giorno una sorta di terra di nessuno
finché il Comando Supremo non ne sollecitò la rioccupazione, sottolineandone
il valore operativo dal momento che potevano servire da trampolino per
missioni di bombardamento sulla zona di Fort Lamy. Il 20 marzo due colonne
miste di “sahariani”, mitraglieri e meharisti, partite da Umm el Araneb e Zuila,
raggiunsero quindi Gatrun e Tmessa, e il 23 Uigh el-Chebir e Uau el-Chebir,
superando grosse difficoltà dovute alle sfavorevoli condizioni atmosferiche e alla
limitata disponibilità di automezzi idonei a operare nel deserto. Con l’eccezione
delle compagnie sahariane, il problema della mobilità nelle vaste distese del
Sahara Libico rimaneva irrisolto.
Le fonti non sono né chiare né concordi sulle perdite subite dalle due parti.
Secondo quanto riportato da Molinari, fonti italiane le calcolerebbero in 3 morti,
7 feriti e 47 dispersi, e attribuirebbero ai francesi la perdita di una quarantina
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di uomini e di una ventina di automezzi. Leclerc, nel suo ordine del giorno del
17 marzo 1942, dichiarò la cattura di una cinquantina di prigionieri, mentre, per
quanto riguarda le perdite francesi, Corbonnois riporta 4 caduti francesi e 5
senegalesi, 9 feriti francesi e 2 senegalesi, 2 francesi catturati. Il numero degli
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automezzi distrutti è coerente con quello riportato da Molinari.
123 D. CORBONNOIS, L’odyssée de la Colonne op. cit., p. 83.
124 A. MOLINARI, Desert Raiders op. cit., p. 64.
125 D. CORBONNOIS, L’odyssée de la Colonne op. cit., p. 160.
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