Page 49 - 1992 - XVIII Congresso Internazionale di Storia Militare
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        prcpara~ione della barraglia; la  fanteria  per l'urta decisivo; la. cavalleria per la di-
        namicità della  manovra  c:  la  sicurezza; la fortificazione quale base di  protezione,
        di irradiamcnro,  di sostegno logiscico.
           Nella pratica, invece, per le condizioni politico·sociali del Paese l'impiego bcllico
        s.i arresta alle esperienze di  reparti di esigua enrità -  milizie comunali e compa-
                                               .
        gnie di ventura -  progrcssivamemc reclutati all'esrero . ln sostanza: importazione
        di militari professionali  ed esponazione di pensiero militare.
        L'arre mil.itare  neJ  Rinascimento
            Non si può parlare di arce militare italiana nel Rinascimento, anche se i Capi-
        tani  più grandi, nel  XV  secolo, erano srari  italiani.
            Molti  di essi  -  colti  e  poliglorri  -  avevano uadorro le loro  esperienze in
        scrirri e, ben pl'ima  del celebratissimo Clausewicz, avevano formulato  il  rapporto
        rra guerra e poJirica.  Fin Italia, quindi, che si  formarono sciencifìcamenre. sisre·
        maticameme e  razionalmente i  trattati della guerra.
            E questa eredità culturale i nostri Capitani se la porrarono appresso ripercuo-
        rendola nel  coorineore,  soprattutto occidentale.
            Accadde così  che la  tendenza  iral.iana all'universalismo, anziché volgersi ad
        una  rivoluzione nazionale, fornì  i  suoi Quadri  migliori all'evoluzione bellica del
        resm deU'Europa, soprattu.tto con movimenti verso il Sacro RomRno impero ger-
        manico: la corre di Vienna, quindj, che- cosmopolita e carrolica- fa~eva sentire
        gli  italiani  particolarmente a  loro agio.
           Se possiamo rirenere che il pensiero militare dominante nell'uhimissima fase
        del Medioevo sia stato quello del  Machlavelli, che daJl'Jraba si  propagò verso l'e·
        sterno, dobbiamo riconoscere che il pensiero militare prevalenre che ne seguì, pur
        con una soluzione di continuità di circa un secolo fu quello del Momecuccoli; pen-
        siero che non panì dall'ltalia, questa volta, bensì da Vienna e che si  indusse do-
        vunque,  ivi compresa  I'ItaJlz  dove,  per:alrro,  ebbe le  risonanze minori.
            Ma la rradizione milirare  italiana aveva  radici consolidare nel  Montecuccoli
        anche se la crisi  rioascimeotale era profondamente avvertita e  valurata dal grande
        Capitano: crisi dovuta a fattori sociali e polirid, non militare; crisi che, dovendo
        manifestarsi nella concezione del ··mercenarismo", aveva fatto ritenere gli  italiani
        imbelli.
            È vero che i migliori picchieri erano svizzeri ~ tedeschi, ma  ciò era soltanto
        conseguente alla  persisrenza locale di uo contadiname povero e rransumanre: il li-
        vello di vita italiano era troppo elevata per poter esigere l'istituzione di una fante-
        ria  nazionale; era  quindi giocoforza  dipendere dai  mercenari.
            Gli a.rchibugieri  di "élite" erano rurravia  italiani e  la  moderna fanteria  del
        '600 nacque dall'aunooica  fusione dei piccbieri  svizzeri con gli archibugieri no·
        strani, nel segno  eli  una grande professionalità mutuata dagli  svizzeri.
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