Page 45 - 1992 - XVIII Congresso Internazionale di Storia Militare
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0Al ~1EOJTII'Jl/INEO AU'ATlANTICO Il
tempo dall'Italia del Rinascimento e dal Mediterraneo all' Inghilterra ed :J.U'Euro·
pa, stava ora per trasferirsi agli Stati Uniti ed alle altre poten.ze del Nuovo Moodo,
in primo luogo il Canada, ma anche. per lo meno in prosperdva fucura, i paesi
dell' America Latina.
Ma di là dall' Atlanrìco non lo si era ancora compreso. La fatale decisione de-
gli Stati Urùci di non fiimare i Trattati di Versailles, di non aderire alla Società
delle Nazioni e - più gra'(e di rum - di abbandonare milimrmeme l'Europa
mostrò che l'illusione isolazionisra era dura a morire e contribuì a preparare la
strada per il secondo conflitto mondiale. Fu in esso - il quale vide l'intervento
di Stati Uniti, Canada e Brasile - che le potenze del Nuovo Mondo scopersero.
infine che il loro destino e quello dell'Europa erano inesrricabilmemc legad. Non
solo: non ci volle molco tempo perché in America si comprendesse che anche l'Asia
orientale sarebbe stata perdura se fosse stata abbandonata al suo destino.
Così un nuovo, immenso spazio diventava rea ero della suaregia mondiale: l'O-
ceano Pacifico, su cui si affacciano Srari Uniti, Canada, Paesi dell'America Latina,
Giappone, Australia e Cina il cui enorme progresso ne fa, secondo ogo:i verosimi·
glianza, il Paese del futuro.
Siamo alle soglie di una quarta epoca, di un'epoca non piìl solo mediterranea,
non più solo adanrica, ma globale. Porse stiamo per assistere ad un 'ulteriore spo·
sta mento dell'asse strategico dall'Atlantico al Pacifico, così come, nel .XVI secolo,
esso si mosse dal Mediterraneo all'Ada.ntico?
Il mestiere dello storico male si accorda con quello del profeta;" mi limiterò
ad osservare che oggi. mezzo millennio dopo l'evento straordinario che la. fanrasia,
l'audacia e l'ingegno di un oscuro marinaio genovese seppe realizzare, noi, tutti
noi, l'umanità incera siamo ancora una volta come a bordo di un'immensa caravel·
la in rotta verso un futuro ignoto.
Perché quel fucuro sia pacifico per l'umanità inrera occorre però avere assi·
milaro e medicato a fondo le uemende lezioni ddla storia. A quesw noi rurri, stori-
ci militari di ogni nazione, che abbiamo sempre saputo lavorare insieme senza mai
!asciarci dividere anche negli anni bui dei conrrasci che curbavano l'umanità, pos-
siamo, in questo nostro XVI!l Colloquio dare un contributO meditando sul passare
per aiutare a propiziarci un più sereno fucuro. E permeaete a chi, come me, come
molti di noi, ha dietro le spalle non solo anni di srudio, ma la uagica e sanguinosa
esperienza della guerra, di affermare che se una parola parce oggi dalle labbra degli
stOrici militari verso le giovani generazioni che si affacciano alla vita, è qudla che
ancora il Carducci lanciò alla gioventù dell'ecà sua dopo le battaglie del Risorgi-
mento.: "Noi uoppo odiammo e sofferimmo. Amare. n mondo è bello e samo è
l'avvenir".
Ma se poi l'umal)id riuscirà alfine in questa impresa, se il mondo futuro sarà
migliore di quello in cui abbiamo ft.nora vissuto, se infine la sroria dell'umanità
non sarà più scritta con il sangue come è purrtoppo stata sino ad ora, questo, pos-
so dire citando ancora una volta Socrare, è ignoto a rutti eccetto che a Dio.