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148 Il Milite Ignoto: sacrificio del cittadino in armi per il bene superiore della Nazione
i nominativi dei combattenti di terra e di mare che avevano combattuto nel con-
flitto dovevano essere inscritti in appositi registri custoditi presso il Panthéon.
Su questi registri sarebbero figurati anche i nomi dei non combattenti che erano
caduti in seguito ad atti di violenza bellica commessi dal nemico.
In Italia iniziative analoghe erano cominciati già alcuni mesi prima, sia pure
con provvedimenti di carattere locale che sarebbero state uniformate solo in
seguito da una legge nazionale.
Già a partire dal gennaio del 1919, i cittadini, le istituzioni locali e gli enti
culturali della città di Brescia, si erano riuniti presso l’Archivio di Stato della città
lombarda ed avevano deliberato la redazione e la pubblicazione di un Elenco dei
caduti bresciani, utilizzando il materiale raccolto durante la guerra dalla signora
Bagnoli, una gentildonna che prestava la propria collaborazione presso il locale
ufficio notizie per le famiglie dei militari.
La Commissione Nazionale per le Onoranze ai Caduti, presieduta dal Gene-
rale Armando Diaz, nel giugno 1921 affermò l’opportunità di raccogliere in un
Albo il nome dei caduti per conservarne un perenne ricordo e quindi incaricò,
a titolo sperimentale, l’Ufficio Stralcio dell’Ufficio Notizie di Bologna di pub-
blicare un elenco dei caduti di guerra della provincia bolognese, documento che
sarebbe poi valso come base per la compilazione dell’Albo generale italiano.
Solo sotto l’impulso della contessa Lina Bianconcini Cavazza, organizzatrice
della rete di uffici per le notizie dal fronte alle famiglie, l’Albo della provincia di
Bologna fu iniziato e portato avanti, pur non giungendo ad una redazione defi-
nitiva. Bisognerà attendere settembre del 1924 quando il Ministro dell’Interno
dell’epoca, l’onorevole Luigi Federzoni, posto al corrente dell’iniziativa, ne in-
coraggiò lo sviluppo, estendendola a tutti i comuni del Regno ed affidandone la
direzione agli Archivi di stato delle varie circoscrizioni.
Dopo un anno di sperimentazione, si maturò la convinzione che fosse da
preferire un’opera studiata, con maggiore unità di criteri rispetto a quelli molto
diversi tra loro adottati dalle singole provincie e comuni. Dell’unitarietà dell’ope-
ra fu investito direttamente il Ministero della guerra che nel novembre del 1925
ebbe «l’incarico di curare la pubblicazione di un Albo che ricordasse in segno
di onore i militari del Regio Esercito, della Regia Marina, della Regia Guardia di
Finanza morti e dispersi per causa di guerra, nella guerra nazionale» avvalendosi
anche della collaborazione fornita da tutti i comuni del Regno.
Il lavoro fu suddiviso in due parti: la ricognizione di tutte le fonti fu svolta dalla
Direzione Generale Leva Sottufficiali e Truppa del Ministero della Guerra, mentre