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152 Il Milite Ignoto: sacrificio del cittadino in armi per il bene superiore della Nazione
zioni e correzioni dovute a ritardi nel controllo dei dati. Per la forma tipografica
del documento ci furono varie proposte tese a disporre i nominativi in specchi
riepilogativi, oppure disporli in colonna, segnando a fianco o sotto ciascun no-
minativo le generalità del caduto e tutte le altre indicazioni previste. Il primo
sistema avrebbe facilitato il lavoro agli studiosi in relazione al computo dei totali
dei caduti, avrebbe certamente reso più difficili le eventuali correzioni e avrebbe
dato luogo ad un’opera poco elegante sul piano estetico ed editoriale: non un
documento di carattere storico e celebrativo dunque, bensì un lavoro di carattere
statistico e computistico. Fu dunque adottato il sistema in cui i nominativi dei
caduti si presentano disposti su due colonne di trenta nomi per ciascuna pagina.
Le schede individuali, dopo i controlli di rito effettuati, si ridussero a 17.998 e fu-
rono costituite da cartoncini della dimensione di cm. 9 x 16, contenenti la regio-
ne, il casato e il nome, la paternità, il grado, l’arma e il corpo, la data e il luogo di
nascita, il distretto militare, la data della morte o della dispersione, il luogo della
morte o della dispersione, la causa della morte, le medaglie al valore e il numero
della pratica relativa. I lavori per la realizzazione dell’Albo procedettero con len-
tezza: l’opera fu completata solo 40 anni dopo il suo avvio, perché il primo dei
28 volumi fu pubblicato nel 1926, l’ultimo nel 1964.
Conclusioni
Per compiere una palingenesi davvero definitiva non restava ora che consa-
crare all’eternità le spoglie mortali di tutti i Caduti militari italiani della Grande
Guerra nella fisicità maestosa e imponente delle strutture monumentali di pietra
che avrebbero custodito per sempre ciò che di essi materialmente restava. La
conservazione perpetua dei Resti mortali dei Caduti nei grandi Sacrari Militari
costituirà pertanto l’avvio di una terza fase della memoria dei Caduti nel nostro
Paese, attuata con la politica delle grandi concentrazioni di salme avviata dal
generale Giovanni Faracovi a partire dal 1927 e sviluppatasi poi con il varo della
legge istitutiva del 1931 del Commissariato Generale che avrebbe assicurato la
sistemazione definitiva delle salme soltanto agli inizi degli anni Cinquanta.
Se con la celebrazione del Milite Ignoto si intendeva commemorare, attra-
verso un soldato sconosciuto, tutti i soldati italiani che avevano perso la propria
vita nel Primo conflitto mondiale, l’Albo d’Oro intendeva invece scolpire e con-
segnare ai posteri tutti i nominativi dei soldati che in essa caddero. Con la sua
redazione il Paese istituzionalizzava formalmente la memoria dei Caduti della