Page 191 - ATTI 2021 - IL MILITE IGNOTO
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          essi e come essi. Dubitavo fossero stanchi e che avrebbero veduto volentieri un
          cambio, un altro ufficiale meno esigente di me.
              Si è affacciata la probabilità e mi sono visto comparire davanti tutti i gra-
          duati per pregarmi a rimanere con loro! Avrebbero lavorato più ancora, piut-
          tosto che me ne andassi… sono rimasto e sono stati contenti come bambini,
          ai quali si faccia non so quale regalo. Ieri li ho fatti sudare e ridevano come
          matti. Talvolta sono costretto a mandarne io stesso qualcuno alla visita medica,
          qualcuno a cui la tosse e il catarro han tolto la voce e non sa più gridare chi va
          là, di vedetta .. poveri e buoni ragazzi! Torno talvolta, dalle ispezioni mi fer-
          mo alle piccole guardie e discorro qualche istante con le mie vedette. Hanno
          freddo, sono stanchi, ma sanno tutto mascherare e mi parlano del loro lavoro
          compiuto e di quello da compiere; di ciò che i marmittoni stanno facendo e che
          loro hanno scorto. Vecchi soldati che conoscono queste rupi come gli utensili
          del loro lavoro, questi canaloni come i pergolati delle loro vigne o i sentieri dei
          loro campi e soldati nuovi, con qualche pelo bigio, a cui trilla nel cuore tuttora
          l’ultimo saluto dei loro bimbi, che mi danno sottovoce, mentre passo, una voce
          vibrante di devozione, onde io sappia che sono desti e vigili. Iddio li benedica
          ora e sempre! Mentre essi sentono agghiacciarsi nelle vene il sangue e intorpi-
          dirsi le membra, mentre le loro pupille assonnate vanno cercando nella notte il
          pericolo di tutti, non scorgendo forse che una visione degli effetti lontani, altri
          dormono, o peggio, vegliano spensierati, con le pupille magari fisse su qualche
          roulette o qualche palcoscenico…”.
              Di grandissimo interesse anche la vita e la morte di due fratelli, entrambi al-
          pini e decorati della massima onorificenza al Valor Militare, si tratta dei Fratelli
          Garrone. Due ragazzi , inizialmente riformati, tra l’altro, per esilità toracica e
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          oramai avviati a splendide carriere nel mondo civile, ma volenterosi di perse-
          guire il mestiere delle armi. Giuseppe ed Eugenio Garrone, dopo aver passato
          l’adolescenza a Vercelli, si iscrivono all’Università a Torino. Due diversi carat-
          teri e profili, votato all’azione Giuseppe, più sentimentale e riflessivo Eugenio.
          Entrambi si laureano in Giurisprudenza, Giuseppe a 22 anni è vincitore del
          concorso da Magistrato, chiamato a Roma all’Ufficio del “Massimario”, ove si
          raccolgono e commentano le sentenze della Corte di Cassazione, successiva-




          2    Cfr. Chiara Maraghini Garrone e Luca Brusotto “Da una vita all’altra” - Edizioni Effedì,
              Vercelli 2021.
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