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82 Il Milite Ignoto: sacrificio del cittadino in armi per il bene superiore della Nazione
teschi sparsi in tutta la penisola, costituiti spontaneamente nelle sedi universitarie
o su iniziativa delle associazioni patriottiche (la Trento e Trieste aveva formato due
“legioni” studentesche), con circa cinquemila aderenti che si esercitavano periodi-
camente nelle sedi del Tiro a segno nazionale. I battaglioni studenteschi si affian-
cavano ad altri reparti volontari: il Corpo nazionale dei volontari ciclisti e automobilisti
riuniva alcune compagnie di civili, dai 16 ai 50 anni, e nel 1912 si era formato in
Cadore un Battaglione Volontari Alpini, il cui modello avrebbe poi trovato larga imi-
tazione anche in altri distretti montani: queste milizie, poste sotto il controllo del
Ministero ma autonome nella gestione in tempo di pace (gli ufficiali erano eletti),
avevano segnato un’esperienza nuova nell’Italia unitaria e parevano indicare il
diffondersi di velleità bellicose anche in segmenti sociali e culturali (come la bor-
ghesia urbana del nord Italia) tradizionalmente estranei al mestiere delle armi.
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Il diffondersi di reparti volontari in età giolittiana non aveva destato parti-
colari preoccupazioni nell’ambiente militare e di governo: si trattava di piccole
formazioni, perlopiù affini ideologicamente all’area gradita del nazionalismo, ed
erano strettamente dipendenti dai rifornimenti e dalla supervisione del Ministero
della Difesa. Con lo scoppio della guerra, però, la politica nei confronti degli
ardori giovanili e studenteschi mutò. Poche settimane prima dell’intervento, una
relazione del Comando Supremo commissionata direttamente da Luigi Cadorna
convinse il governo dell’inaffidabilità di formazioni volontarie e della loro inu-
tilità nella guerra di massa che si stava delineando. Il Consiglio dei ministri del
23 maggio decretò anche formalmente la fine dell’epoca del volontariato risorgi-
mentale, proibendo la costituzione di un “corpo volontari” autonomo che avreb-
be dovuto chiamarsi Cacciatori delle Alpi (ad imitazione dell’omonimo corpo di
Garibaldi senior nel 1859) e limitando l’esistenza di unità formate da volontari alla
dimensione massima del reggimento (consistenza che comunque non raggiun-
sero mai); Peppino Garibaldi, che molti vedevano ancora come garante di una
guerra di popolo sul modello risorgimentale, venne gratificato con il grado di
colonnello dell’esercito regolare, e militò nella brigata di fanteria Alpi. Nei fatti,
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dopo aver arginato la carica entusiastica degli studenti che nel clima di fervore
69 G. Pécout – P. Dogliani, Il volontariato militare italiano. L’eredità di un’avventura nazionale e interna-
zionale, in Id. (a cura di), La scelta della patria, Museo Storico Italiano della Guerra, Rovereto
2006, pp. 11-20; L. Sansone, Ugo Piatti e il Battaglione Lombardo Volontari Ciclisti Automobilisti, in
Id. (a cura di), Futuristi a Dosso Casina, Mazzotta, Milano 2008, pp. 11-36.
70 ACS, PS, A5G, Prima guerra mondiale, b. 12, f. 20, s.f. Corpo volontario cacciatori delle Alpi.