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1 Sessione - Il tributo di sangue 83
interventista dei mesi precedenti avevano fatto domanda di creare nuovi batta-
glioni studenteschi, il governo procedette allo scioglimento della maggior parte
dei piccoli reparti già esistenti: il richiamo alle armi dei coscritti in età di leva non
prevedeva infatti eccezioni per chi militava nei vari reparti volontari che persero
così gran parte dei propri membri, tanto che solo il battaglione volontario di La
Spezia e quello ciclisti di Milano (meno di un migliaio di uomini) furono avviati
al fronte, per essere sciolti però anch’essi entro poco. Il reclutamento di altri
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volontari venne di fatto bloccato respingendo le richieste avanzate da personale
politicamente poco raccomandabile (in pratica, tutti gli interventisti di sinistra),
l’età minima per arruolarsi spontaneamente venne alzata a 18 anni (lo statuto dei
volontari prevedeva arruolamenti da 16 a 50) e, man mano che anche le classi più
giovani vennero richiamate, il segmento di coloro che potevano vantare lo status
di volontario si restrinse agli ultraquarantenni e agli irredenti.
Furono questi ultimi a rappresentare il vero nucleo stabile dei volontari del
1915-18: come Battisti, Damiano Chiesa o i tre fratelli Vidali messi in scena da
Giani Stuparich (a sua volta un volontario irredento) nel romanzo Ritorneranno, si
trattava di italiani d’Austria fuoriusciti e non soggetti alla leva, fatto che impedì
all’esercito di disconoscere il loro status. Il loro contributo fu oggetto, negli anni
Venti, di vari tentativi di esaltazione nazionalista, ivi compresa la falsificazione
delle liste per aumentarne il numero. Valorizzare la storia degli irredenti che ave-
vano «scelto la Patria» voleva dire infatti riattualizzare il mito fondativo dell’irre-
dentismo ed esaltare il significato della guerra come olocausto rigenerante della
nuova nazione, un fine perseguito da pubblicazioni celebrative come le Pagine di
guerra curate da Bice Rizzi negli anni Trenta, che riproponevano l’idealismo e l’ar-
dore dei ventenni irredenti, eredi del volontarismo risorgimentale e portatori del
vero spirito della comunità trentina, anche se ciò prevedeva che la minoranza di
coloro che avevano vestito il grigioverde oscurasse l’esperienza di oltre 100.000
italiani che avevano combattuto per la Duplice Monarchia. Nei fatti, i trentini
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che combatterono dalla parte dell’Italia furono circa settecento e gli «adriatici»
probabilmente altri 1700. Si trattò di una piccola schiera giovane e colta: un ter-
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71 ACS, PS, A5G, Prima guerra mondiale, b. 17, f. 28 Battaglioni volontari – Affari generali.
72 B. Rizzi, Pagine di Guerra e della vigilia di legionari trentini, Mutilati e invalidi, Trento 1932; L.
Sondhaus, In the service of the Emperor, cit., p. 105.
73 F. Todero, Morire per la patria. I volontari del Litorale Austriaco nella Grande Guerra, Gaspari, Udine