Page 81 - ATTI 2021 - IL MILITE IGNOTO
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1 Sessione - Il tributo di sangue 79
nuova borghesia unitaria al titolo di studio, ambito discrimine per l’accesso alle
libere professioni, in parte rispondente alle politiche di sostegno agli studi pro-
mosse nei decenni precedenti dallo stato (ad esempio attraverso il congelamento
delle tasse accademiche), ma soprattutto era il risultato del desiderio di molti
giovani di approfittare dei (pochi) privilegi concessi agli studenti in uniforme,
come le periodiche licenze per sostenere esami (la dispensa per motivi di studio
era stata invece abolita). Tra 1915 e 1918, gli studenti universitari chiamati alle
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armi dal Regio esercito e dalla Regia marina furono 29.092, a cui andrebbero
aggiunti anche alcune centinaia di iscritti agli Istituti Superiori per i quali però
non esistono dati attendibili: nel complesso, vennero mobilitati certamente oltre
30.000 studenti tra cui si registrarono 2200 morti (un dato probabilmente infe-
riore al reale). Anche tenendo conto del loro rapido incremento, si può stimare
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che abbia vestito l’uniforme almeno il 90% degli iscritti maschi, un tasso di mi-
litarizzazione straordinariamente alto e omogeneo a quello che investì in tutta
Europa le università e gli istituti di formazione d’élite: da qui, soprattutto, sarebbe
uscito il nerbo dei volontari e dei corpi ufficiali di complemento, una chiamata
alle armi dei figli delle classi dirigenti senza precedenti, a cui avrebbe corrisposto
una innegabile decimazione. In Italia, tuttavia, non si registrò una vera eca-
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tombe. Complessivamente, la mortalità tra gli studenti fu pari al 6%, largamente
inferiore a quella media del resto dei combattenti e lontanissima dalle stragi re-
gistrate nei ranghi degli studenti in armi francesi, britannici o tedeschi. Si trattò,
certo, di un esito composito: molti universitari furono assorbiti nelle armi e nelle
specialità più qualificate (e quindi meno esposte ai combattimenti), dall’artiglieria
al genio alla sanità, e molti altri furono impiegati in posizioni ancora più sicure,
nei comandi di retrovia e negli uffici. Pressoché tutti, o almeno quelli che soprav-
vissero ai primi mesi di combattimenti, prestarono servizio in qualità di ufficiali
di complemento, di cui furono dunque circa un terzo del totale. Ben prima che
58 A. M. Banti, Storia della borghesia italiana, Donzelli, Roma1996, pp. 99-142; M. Mondini, Gene-
razioni intellettuali, Edizioni della Normale, Pisa 2011, pp. 15-28.
59 Ministero della Pubblica Istruzione, Le Università e gli Istituti di istruzione superiore in Italia durante
la guerra. Relazione a S. E. il Ministro della Pubblica Istruzione, estratto dal Bollettino Ufficiale n.
10, 4 marzo 1920, Roma 1920, tavv. 6, 12 e 13, pp. 44 e 50-51.
60 J.-F. Sirinelli, Génération intellectuelle, khâgneux et normaliens d’une guerre à l’autre, ENS, Parigi 1988,
p. 28 ; E. Fordham, Universities, in J. Winter – J. L. Robert (a cura di), Capital Cities at War. Paris,
London, Berlin 1914-1919, 2, Cambridge University Press, Cambridge 2007, pp. 235-279.