Page 82 - ATTI 2021 - IL MILITE IGNOTO
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80 Il Milite Ignoto: sacrificio del cittadino in armi per il bene superiore della Nazione
venisse imposto per legge, nel febbraio 1917, l’esercito italiano richiedeva infatti
a coloro che vantassero titoli di studio adeguati (la frequenza del primo anno di
università, il possesso di un diploma e alla fine anche solo l’attestato di frequen-
za di un istituto scolastico) di frequentare i corsi per allievi ufficiali di comple-
mento, e i comandanti al fronte esercitavano forti pressioni sui pochi restii ad
approfittare del privilegio. Gli esiti di queste scelte ricaddero inevitabilmente
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sul tasso di mortalità: tra i 132 caduti dell’Università di Pisa (su 1500 arruolati)
cento erano ufficiali di fanteria e solo cinque morirono indossando la divisa da
soldato o graduato di truppa, e se in un grande ateneo come Padova, dalle cui
aule erano usciti ufficiali di tutte le armi, i morti oscillavano mediamente attorno
al 10% degli arruolati, le scuole di specializzazione per ingegneri e i politecnici
vantavano normalmente tassi di sopravvivenza molto maggiori (a Politecnico di
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Torino cadde meno di uno studente arruolato su venti). La fama di imboscati
degli addetti all’artiglieria e al genio era tanto elevata che i più spavaldi in cerca
di gloria tentavano in ogni modo di farsi destinare alla fanteria o alle specialità
più pericolose: Paolo Caccia Dominioni, studente al terzo anno di ingegneria a
Milano, timoroso di farsi assegnare la patente di vigliacco, chiese senza successo
di essere assegnato all’artiglieria da montagna, dovendo poi ripiegare sul genio
pontieri perché, come gli venne spiegato alla Scuola d’applicazione di Torino,
nella specialità di montagna, viste le alte perdite, venivano spedite le matricole dei
primi anni dei politecnici, dalle competenze meno preziose. 63
In tutta Europa erano stati proprio gli studenti a rappresentare il nerbo del-
la «comunità d’agosto», soprattutto attraverso l’icona del volontario entusiasta
accorso ad arruolarsi nelle prime ore del conflitto. Per quanto falsa e messa alla
berlina da uno scrittore veterano come Remarque, la leggenda dei battaglioni di
giovanissimi tedeschi usciti dalle aule dell’università e della scuola per marciare
incontro alla morte nelle nebbie di Langemarck nel novembre 1914 rimase a
lungo uno dei cardini del mito dell’esperienza di guerra, e un esempio di virtù da
imitare per generazioni di ventenni e adolescenti. Il volontariato fu uno dei fe-
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61 Cfr. per esempio E. Rossaro, Con gli alpini in guerra, cit., pp. 191-193.
62 I caduti dell’Università di Pisa MCMXV – MCMXVIII, Modiano, Milano 1919.
63 P. Caccia Dominioni, 1915-1919. Diario di guerra, Mursia, Milano 1993 [1965], pp. 29-38.
64 G. Mosse, Le guerre mondiali. Dalla tragedia al mito dei caduti, Laterza, Roma-Bari 1999 [1990],
pp. 79 e segg.