Page 77 - ATTI 2021 - IL MILITE IGNOTO
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          1  Sessione - Il tributo di sangue                                      75



          dai preoccupati comandi territoriali che si ritrovavano a che fare spesso con le
          doglianze di famiglie frustrate e con veterani pericolosamente arrabbiati. 42
              La bizzarra politica degli esoneri fu anche uno dei fattori alla base dell’im-
          pressione, molto popolare già tra i contemporanei, che la popolazione rurale
          venisse sacrificata senza alcuna remora e che i reggimenti di fanteria fossero so-
          stanzialmente un’«armata di contadini» destinata a morire mentre gli operai rima-
          nevano al sicuro nelle fabbriche e i rampolli delle famiglie agiate negli uffici: era la
          variante nazionale di una leggenda nera diffusa in tutta Europa, solo che in Italia
          è rimasta in auge dal fascismo fino ad anni recenti.  In realtà, la sovra-rappresen-
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          tazione dei contadini durante il conflitto è un tema ancora controverso se non
          altro perché, come notava l’economista Arrigo Serpieri nel 1930, la definizione
          di «contadino» nell’Italia del 1915 era tutt’altro che semplice.  Alla vigilia della
                                                                   44
          guerra, gli italiani censiti come «popolazione agricola» erano circa sedici milioni,
          un po’ meno della metà della popolazione complessiva, e di essi circa cinque mi-
          lioni erano i maschi sopra i diciotto anni, ma si trattava di definizioni grossolane,
          che comprendevano in un unico ambito professionale piccoli proprietari (magari
          con un altro lavoro), mezzadri e braccianti, cafoni del sud e agiata borghesia rurale
          della regioni settentrionali, figure dagli stili di vita, dalle condizioni di reddito e
          dal riconoscimento sociale estremamente diversificati; gli stessi dati complessi-
          vi, del resto, non erano sempre precisi.  Affidandosi alle informazioni desunte
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          42   Cfr. per esempio ACS, MG, CS, b. 792, f. 115 – Relazioni Corpo d’armata di Milano, da Co-
              mando CDA di Milano a Comando Supremo, Relazione riguardante le province dipendenti in stato
              di guerra (10 febbraio – 8 marzo 1918).
          43   Tra i primi documenti a proposito degli «operai imboscati» cfr. la lettera aperta della Lega
              Nazionale Italiana di Milano al Presidente del Consiglio Boselli nell’ottobre 1916 conser-
              vata in ACS, PCM, Guerra Europea, b. 41, f. 138, Esonerati e imboscati. Sulla questione cfr.
              G. Rochat, L’Italia nella prima guerra mondiale, Feltrinelli, Milano 1976, specie pp. 76-78; e A.
              Gibelli, La Grande Guerra degli italiani 1915-1918, Sansoni, Milano 1998, pp. 85-92. In Europa:
              J. Horne, L’impot du sang. Republican Rethoric and Industrial Warfare in France 1914-1918, «Social
              History», 1989, 2, pp. 201-223; J. Kocka, Facing Total War. German Society 1914-1918, Berg,
              Leamington 1984.
          44   A. Serpieri, La guerra e le classi rurali italiane, Laterza – Yale University Press, Bari – New Haven
              1930, pp. 8-9.
          45   Ibidem, p. 49. Al censimento del 1911 i residenti attivi dediti all’agricoltura e all’economia
              silvo-pastorale erano il 59% della popolazione attiva, tenendo conto anche delle donne e dei
              minorenni (Sommario di statistiche storiche dell’Italia 1861-1975, Istat, Roma 1976, p. 14).
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