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1 Sessione - Il tributo di sangue 75
dai preoccupati comandi territoriali che si ritrovavano a che fare spesso con le
doglianze di famiglie frustrate e con veterani pericolosamente arrabbiati. 42
La bizzarra politica degli esoneri fu anche uno dei fattori alla base dell’im-
pressione, molto popolare già tra i contemporanei, che la popolazione rurale
venisse sacrificata senza alcuna remora e che i reggimenti di fanteria fossero so-
stanzialmente un’«armata di contadini» destinata a morire mentre gli operai rima-
nevano al sicuro nelle fabbriche e i rampolli delle famiglie agiate negli uffici: era la
variante nazionale di una leggenda nera diffusa in tutta Europa, solo che in Italia
è rimasta in auge dal fascismo fino ad anni recenti. In realtà, la sovra-rappresen-
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tazione dei contadini durante il conflitto è un tema ancora controverso se non
altro perché, come notava l’economista Arrigo Serpieri nel 1930, la definizione
di «contadino» nell’Italia del 1915 era tutt’altro che semplice. Alla vigilia della
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guerra, gli italiani censiti come «popolazione agricola» erano circa sedici milioni,
un po’ meno della metà della popolazione complessiva, e di essi circa cinque mi-
lioni erano i maschi sopra i diciotto anni, ma si trattava di definizioni grossolane,
che comprendevano in un unico ambito professionale piccoli proprietari (magari
con un altro lavoro), mezzadri e braccianti, cafoni del sud e agiata borghesia rurale
della regioni settentrionali, figure dagli stili di vita, dalle condizioni di reddito e
dal riconoscimento sociale estremamente diversificati; gli stessi dati complessi-
vi, del resto, non erano sempre precisi. Affidandosi alle informazioni desunte
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42 Cfr. per esempio ACS, MG, CS, b. 792, f. 115 – Relazioni Corpo d’armata di Milano, da Co-
mando CDA di Milano a Comando Supremo, Relazione riguardante le province dipendenti in stato
di guerra (10 febbraio – 8 marzo 1918).
43 Tra i primi documenti a proposito degli «operai imboscati» cfr. la lettera aperta della Lega
Nazionale Italiana di Milano al Presidente del Consiglio Boselli nell’ottobre 1916 conser-
vata in ACS, PCM, Guerra Europea, b. 41, f. 138, Esonerati e imboscati. Sulla questione cfr.
G. Rochat, L’Italia nella prima guerra mondiale, Feltrinelli, Milano 1976, specie pp. 76-78; e A.
Gibelli, La Grande Guerra degli italiani 1915-1918, Sansoni, Milano 1998, pp. 85-92. In Europa:
J. Horne, L’impot du sang. Republican Rethoric and Industrial Warfare in France 1914-1918, «Social
History», 1989, 2, pp. 201-223; J. Kocka, Facing Total War. German Society 1914-1918, Berg,
Leamington 1984.
44 A. Serpieri, La guerra e le classi rurali italiane, Laterza – Yale University Press, Bari – New Haven
1930, pp. 8-9.
45 Ibidem, p. 49. Al censimento del 1911 i residenti attivi dediti all’agricoltura e all’economia
silvo-pastorale erano il 59% della popolazione attiva, tenendo conto anche delle donne e dei
minorenni (Sommario di statistiche storiche dell’Italia 1861-1975, Istat, Roma 1976, p. 14).

