Page 75 - ATTI 2021 - IL MILITE IGNOTO
P. 75

a
          1  Sessione - Il tributo di sangue                                      73



              Per spiegare una mobilitazione che riguardò gli italiani a macchia di leopar-
          do è necessario chiamare in causa almeno tre ordini di motivi: l’emigrazione,
          la renitenza e i privilegi degli esoneri. Per quanto riguarda il primo fattore, non
          tutte le regioni furono toccate in modo eguale dal flusso di rimpatri forzati de-
          gli immigrati espulsi dai paesi europei nell’estate 1914 (quasi mezzo milione) e
          dai rimpatri volontari, quei poco più di 300.000 maschi adulti tornati in Italia
          per combattere.  In alcune province (come quelle venete, i cui i flussi migra-
                         36
          tori si dirigevano soprattutto in Europa) il ritorno degli emigrati temporanei o
          in paesi limitrofi, oltre 160.000 individui, oltre a causare un rapido incremento
          della disoccupazione (che incise anche sull’alta percentuale di arruolamenti nelle
          formazioni volontarie locali), variò di molto la geografia umana, aumentando il
          tasso di rendimento militare di oltre il 100%; in altre regioni, contraddistinte da
          un’emigrazione permanente extraeuropea, lo scarto tra residenti teorici in età
          di leva e persone presenti rimase ampiamente non colmato.  La tradizionale
                                                                    37
          renitenza giocò un suo ruolo, soprattutto nelle province meridionali. Quando,
          a guerra in corso, vennero chiamati alle armi i coscritti nati dal 1896 in avanti, il
          Mezzogiorno segnò tassi di renitenza che superavano mediamente il 17%, una
          quota altissima, quasi il doppio della media nazionale in tempo di pace. Secondo
          le stime finali del ministero della Guerra, gli italiani che rifiutarono di presentarsi
          alla chiamata alle armi furono 470.000, compresi 370.000 residenti all’estero, per
          oltre la metà residenti in Sicilia; era un dato non del tutto attendibile, soprattutto
          per quanto riguardava gli emigrati che dell’insieme costituivano la gran parte, ma
          era comunque un record nei paesi dell’Europa occidentale, dove i tassi di reniten-
          za si aggiravano mediamente attorno all’1,5%.  Infine, le regioni a più alta voca-
                                                     38


          36   P. Salvetti, Emigrazione e Grande Guerra tra renitenza e rimpatri, in A. Staderini et al. (a cura di),
              La Grande Guerra e il fronte interno, Università degli Studi, Camerino 1998, pp. 207-233; E.
              Franzina, La guerra lontana. Il primo conflitto mondiale e gli Italiani di Argentina, in G. Berti – P. Del
              Negro (a cura di), Al di qua e al di là del Piave. L’ultimo anno della Grande Guerra, Angeli, Milano
              2001, pp. 91-122.
          37   E. Franzina, Dopo il ’76. Una regione all’estero, in S. Lanaro (a cura di), Storia d’Italia. Il Veneto,
              Einaudi, Torino 1984, pp. 471-578; P. Del Negro, La mobilitazione di guerra e la società italiana
              (1915-1918), «Il Risorgimento», 1992, 1, pp. 1-21; Id., Il Veneto militare dal 1866 al 1918. Pro-
              blemi e prospettive, in Id. (a cura di), Il generale Antonio Baldissera e il Veneto militare, Programma,
              Padova 1992, pp. 77-96.
          38   Ministero della Guerra – Ufficio Statistico, Statistica dello sforzo militare italiano nella guerra mondiale.
              Dati sulla giustizia militare (bozze di stampa), Provveditorato generale dello Stato, Roma 1927.
   70   71   72   73   74   75   76   77   78   79   80