Page 70 - ATTI 2021 - IL MILITE IGNOTO
P. 70
68 Il Milite Ignoto: sacrificio del cittadino in armi per il bene superiore della Nazione
parlano di 19.000, senza specificare però la causa della morte) una cifra relativa-
mente bassa se posta in relazione con le dimensioni dell’intero corpo ufficiali tra
1915 e 1918 (oltre 200.000 elementi) ma altissima se si pensa che in realtà que-
ste morti erano in larga parte da attribuirsi all’aliquota dei subalterni di fanteria
al fronte, una minoranza che corrispondeva ad appena un terzo dell’insieme.
22
La politica di moltiplicazione degli uffici e dei reparti presidiari, a cui venivano
destinati perlopiù ufficiali effettivi ed elementi anziani di milizia territoriale, e
l’applicazione pedissequa del principio secondo cui ad un certo grado doveva
corrispondere la relativa funzione di comando (difeso a spada tratta da Luigi
Cadorna) portarono infatti molto rapidamente alla nascita di due categorie ben
distinte: gli ufficiali di carriera, in «servizio attivo permanente» o «effettivi», mo-
nopolizzavano i gradi superiori (alla fine della guerra esistevano un colonnello
e un centinaio di tenenti colonnelli di complemento, ma tranne due appartene-
vano tutti al corpo della sanità), prestavano servizio lontano dal fronte, presso
i comandi o presso le «armi dotte» (artiglieria e genio) e solo una minoranza tra
di loro combatteva in trincea. L’allontanamento dalle trincee dei professioni-
23
sti della guerra provocò situazioni paradossali. Nel 1917, subito dopo la crisi
di Caporetto e in pieno panico per l’invasione austro-tedesca, l’esercito italiano
contava ancora quasi centomila ufficiali, ma di questi solo i quarantacinquemila
della fanteria e delle sue specialità erano realmente in prima linea, e tra questi so-
lamente i subalterni, i capitani e i comandanti di battaglione (più alcune centinaia
di ufficiali dell’artiglieria da montagna e del corpo dei bombardieri, due specialità
che operavano a stretto contatto con la fanteria) erano costantemente esposti
ai rischi del combattimento: lo scarto nel tasso di mortalità tra i «trinceristi» o
«plotonisti», come i subalterni di complemento si auto denominavano, (attorno
al 16%), e gli ufficiali in servizio permanente (8%), testimonia efficacemente la
22 G. Rochat, Gli ufficiali italiani nella prima guerra mondiale, in G. Caforio – P. De Negro (a cura
di), Ufficiali e società, Angeli, Milano 1988, pp. 231-252; M. Mondini, Ufficiali grigio-verde, in Gli
italiani in guerra, cit., pp. 201-208.
23 Tra maggio 1915 e dicembre 1918 vennero nominati 13.500 ufficiali in servizio permanente
effettivo e 150.000 di complemento e milizia territoriale; alla fine del 1918 meno della metà
dei 21.000 ufficiali effettivi militava in fanteria, due terzi dei quali ricoprivano il grado di
subalterno (sottotenente o tenente) o di capitano. Nello stesso periodo, gli ufficiali di com-
plemento che prestavano servizio in fanteria erano la metà di quelli esistenti, e il 98% di loro
ricopriva un grado subalterno. Cfr. FEI, Nomine di ufficiali fino all’armistizio, specchio a), p. 5, e
specchio d), Ufficiali esistenti alla data del 31 dicembre 1918, p. 20.