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64 Il Milite Ignoto: sacrificio del cittadino in armi per il bene superiore della Nazione
giovane italiano trascorrere alcuni anni di addestramento in condizioni relativa-
mente dure in una caserma situata a centinaia (o migliaia) di chilometri da casa,
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insieme a coscritti provenienti da due o tre regioni differenti. Tale meccanismo,
a cui sfuggivano solo i battaglioni alpini a reclutamento territoriale, non rispon-
deva ad alcun criterio di efficienza tecnica ma soddisfaceva il criterio pedagogico
secondo cui la caserma doveva fungere da «scuola della nazione». Non solo i
reggimenti venivano formati da coscritti che si capivano male nei loro differenti
dialetti e che a stento comunicavano con la popolazione della città che li ospi-
tava, ma i distretti di reclutamento variavano quasi con la stessa velocità delle
sedi di guarnigione. Fino ai primi anni del secolo, un sottotenente di fanteria che
prestava servizio a Bologna avrebbe potuto addestrare un anno reclute pugliesi,
molisane e romane, e l’anno successivo, nella nuova sede di Cuneo, rimettersi
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al lavoro con giovani sardi, veneti e fiorentini. Perlopiù, la coscrizione era una
tassa riscossa in termini estremamente iniqui. Come nell’esercito francese, che ne
rappresentava il modello, l’obbligo del servizio militare era più che teorico che
reale: esistevano molteplici esenzioni per categorie particolari (religiosi e studenti
tra i primi) e per coloro che potevano permettersi una tassa per liberarsi dal fasti-
dioso onere (affrancazione). Inoltre, poiché lo stato non si poteva permettere
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di mantenere tutti gli abili per tanti anni, la ripartizione di chi realmente doveva
svolgere il lungo servizio di leva (I categoria) e di chi veniva addestrato solo per
poche settimane o per nulla (II e III categoria) dipendeva dall’estrazione a sorte,
ed era possibile scambiare il proprio numero dietro pagamento. Non era una
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pratica inusuale negli eserciti europei dell’epoca, costretti a tenere in piedi eserciti
a larga intelaiatura, con numerose unità sulla carta, ma restii a spendere troppo
per addestrare tutti i cittadini che ne avevano l’obbligo. Nella Duplice Monar-
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chia, la durata del servizio militare veniva egualmente decisa dal sorteggio di un
numero, che attribuiva la recluta all’Esercito Comune o ad uno dei due eserciti
8 G. Rochat, Strutture dell’esercito dell’Italia liberale: i reggimenti di fanteria e bersaglieri, in Esercito e città
dall’Unità agli anni Trenta, MIBAC, Roma 1989, pp. 21-60.
9 V. Nastasi, Memorie di vita militare e civile (1871-1917), Bulzoni, Roma 1988.
10 A. Crépin, Histoire de la conscription, Gallimard, Parigi 2009.
11 V. Ilari, Storia del servizio militare in Italia, II, La nazione armata, Centro Studi Strategici, Roma
1990.
12 F. Minniti, Esercito e politica da Porta Pia alla Triplice Alleanza, Bonacci, Roma 1984.