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62         Il Milite Ignoto: sacrificio del cittadino in armi per il bene superiore della Nazione




            al fronte, toccava i 900.000 uomini; quando la mobilitazione generale venne effetti-
            vamente compiuta, con molti giorni di ritardo rispetto alle previsioni, il Regno d’I-
            talia schierava lungo tutto il confine dal passo dello Stelvio al mare circa 1.100.000
            uomini, più altri 500.000 circa impegnati nei servizi e nei presidi all’interno della
            penisola.  Era un numero di effettivi modesto rispetto alle dimensioni degli eserciti
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            che si stavano affrontando ormai da un anno. Nell’estate 1914, l’armata imperiale
            tedesca aveva schierato complessivamente 4.500.000 di effettivi, quella francese
            3.600.000, di cui 1.700.000 impegnati subito al fronte, mentre l’Austria-Ungheria
            ne aveva mobilitato poco più di tre milioni; solo il piccolo corpo di spedizione
            britannico (BEF), interamente professionista, aveva organici ridotti (160.000 uo-
            mini alla fine di agosto, compresi i riservisti), che si sarebbero moltiplicati però
            rapidamente con l’arruolamento di oltre 700.000 volontari in due mesi.  Ma il Rei-
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            ch tedesco contava più 68.000.000 di abitanti, la repubblica francese 40.000.000,
            la monarchia austro-ungarica 52.000.000. Il Regno d’Italia, con una popolazione
            stimata di 36.000.000 di abitanti nel 1914, e un’emorragia demografica media di
            600.000 emigranti ogni anno, poteva contare su una popolazione maschile poten-
            zialmente atta a portare le armi (da diciotto a quarantadue anni) non superiore a
            sette milioni di unità.  Fu tra costoro, e tra i giovani e giovanissimi nati tra 1895 e
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            1900 divenuti maggiorenni nel corso del conflitto, che lo stato italiano arruolò gli
            oltre cinque milioni di soldati e duecentomila ufficiali (e centocinquantamila ma-
            rinai) che vestirono l’uniforme durante la guerra italiana, mediamente l’80% della
            popolazione «in età militare» (uno tra i tassi più alti di militarizzazione in Europa):
            secondo la formula di Piero Pieri, il fondatore della storia militare nell’università
            repubblicana e a sua volta un veterano del fronte alpino, a combattere fu «il popolo
            in armi condotto dalla borghesia in armi».  La realtà era più complessa. Non tutto
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            «il popolo» prese le armi allo stesso modo, e non tutta «la borghesia» fu egualmente
            entusiasta di assumere il suo posto nell’«ultima guerra del Risorgimento».



            3    FEI, p. XVII, specchio 8 e p. 93, specchio c; EI, I, Narrazione, pp. 167-170; EI, I bis, all. 55-57.
            4    F. Guelton, Les armées, in Encyclopédie de la Grande Guerre, cit., pp. 221-234; L’ultima guerra
               dell’Austria-Ungheria. Relazione ufficiale compilata dall’Archivio di Guerra di Vienna, Ministero della
               Guerra – Istituto Poligrafico dello Stato, I, Roma 1934, p. 89.
            5    Sommario di statistiche italiane 1861-1955, ISTAT, Roma 1958, pp. 39 e 55.
            6    Sui tassi di militarizzazione: J. Winter, Victimes de la guerre: morts, blessés et invalides, in Encyclopédie
               de la Grande Guerre, cit., pp. 1075-1085; Piero Pieri, La crisi militare italiana del Rinascimento,
               Ricciardi, Napoli 1934, p. VIII.
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