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1 Sessione - Il tributo di sangue 65
nazionali (austriaco e magiaro) o ancora alla riserva (Ersatzreserve), che in pratica
non si addestrava affatto. Così, in Italia, per lunghi anni l’«imposta del sangue»
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ricadde su un numero relativamente ristretto di poveri e analfabeti che non po-
tevano accampare ragioni per essere esentati: nei primi anni dello stato unitario,
un terzo tra i maschi in età militare veniva riformato, un quarto (soprattutto re-
sidenti nelle regioni del sud) non si presentava alla visita di leva ed era dichiarato
renitente e quasi il 60% dei coscritti effettivi (coloro che venivano incorporati e
vestivano l’uniforme) era composto da contadini o pastori, una dato che legitti-
mava l’opinione secondo cui il soldato italiano era «un contadino che imparava a
pulire un fucile e a lustrare una giberna». 14
Dopo il 1870 e la rivoluzione proletaria della Comune parigina, la classe di-
rigente italiana si convinse che non era più il caso di affidarsi al piccolo esercito
semi-professionista di lunga ferma, che era stato surclassato numericamente e
qualitativamente dalle armate prussiane, e che era necessario riportare le armi
anche in mano ai ceti borghesi. La durata del servizio di leva venne progressiva-
mente ridotta fino a due anni (nel 1910), le esenzioni e i privilegi di reddito ridotti
drasticamente, ma la «nazione armata» italiana rimase lontana dall’essere, come
aveva auspicato il meridionalista Pasquale Villari, uno strumento di democrazia
sostanziale, dove il gentiluomo di Torino si sarebbe ritrovato a dividere fatiche e
doveri con il capraio dell’Appennino e il pescatore di Napoli. Il «modello prus-
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siano» permise di arruolare e addestrare molti più italiani (mediamente 200.000
giovani ogni anno) e nel complesso di distribuire più equamente il fardello del
servizio militare: molti figli della borghesia urbana furono costretti a prestare ser-
vizio, magari attraverso ferme abbreviate a pagamento («volontari di un anno»)
o nel nuovo ruolo di allievo ufficiale di complemento. Anche se possono sussi-
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stere dei dubbi sul fatto che l’esercito a reclutamento nazionale abbia veramente
trasformato i «contadini» in «italiani», all’alba del XX secolo i giovani abitanti ma-
schi della penisola dimostrarono di essersi ormai assuefatti alla leva obbligatoria:
i tassi di renitenza scesero a cifre esigue, pur permanendo (specie nel sud) ampie
13 G. Rothenberg, The Army of Francis Joseph, Purdue University Press, West Lafayette 1976.
14 G. Guerzoni, L’esercito in Italia, Sacchetti, Padova 1879, p. 41.
15 P. Villari, Di chi è la colpa? O sia la pace e la guerra, in Id., Lettere meridionali ed altri scritti, Bocca,
Roma-Torino-Firenze 1885 [1866], pp. 255-277.
16 EIG, I bis, all. 6, Gettito delle classi di leva dal 1871 al 1895, p. 12.