Page 69 - ATTI 2021 - IL MILITE IGNOTO
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impiegati generalmente senza risparmio, nella convinzione che si dovesse trarre
massimo profitto non solo dalla maggiore prestanza fisica, ma anche dall’entu-
siasmo dimostrato, almeno inizialmente, dalla «gioventù colta», nei cui ranghi
sarebbe stata reclutata la massa del corpo ufficiali di complemento (100.000 no-
mine tra 1914 e 1918) e in parte della milizia territoriale (45.000), nei cui ranghi
inizialmente entrarono anche ventenni (come Carlo Emilio Gadda, classe 1893)
ansiosi di ottenere subito i gradi evitando i tediosi corsi per allievi ufficiale (nella
milizia territoriale si poteva essere nominati per «titoli»). Fu così che i caduti
sotto i 25 anni, una fascia d’età che rappresentava meno di un quinto della po-
polazione secondo il censimento del 1911, furono 260.000 (e di questi almeno
7500 tra i 17 e i 18 anni) vale a dire la metà dei morti nell’esercito operante del
1915-1918, una proporzione analoga e a persino superiore all’olocausto della lost
generation sul fronte occidentale: fu indubbiamente una «strage degli innocenti»,
ma il trauma del massacro generazionale appare più chiaro se si considera che
esso colpì particolarmente la platea ristretta del corpo ufficiali. Subito dopo la
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guerra, l’Ufficio Notizie compilò un elenco dei caduti della provincia di Bologna
in cui i morti venivano aggregati per categorie professionali e anagrafiche coe-
renti: su poco più di 10.000 bolognesi morti in guerra tra 1915 e 1918, i giovani
compresi tra 18 e 25 anni erano oltre il 53%, ma i coetanei caduti con il grado di
ufficiale erano oltre il 60% di tutti quelli provenienti dalla provincia.
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Destinati soprattutto ai reggimenti di fanteria in qualità di comandanti di
plotone o di compagnia (nel 1915 prestavano servizio in fanteria 18.000 ufficiali
di complemento su 36.000 esistenti, nel 1918 60.000 su 105.000) i borghesi con
le spalline furono in effetti le principali vittime della logorante quotidianità delle
trincee e vennero massacrati durante i periodici assalti contro le trincee nemiche,
segnando una mortalità cronicamente superiore a quella dei soldati semplici e
straordinariamente maggiore di quella dei colleghi di carriera o delle altri armi.
Nel corso della guerra morirono circa 17.000 ufficiali dell’esercito (altre stime
20 A. Gibelli, Il popolo bambino. Infanzia e nazione dalla Grande Guerra a Salò, Einaudi, Torino 2005,
pp.159-178; P. Del Negro, L’esercito italiano. I volontari e i giovani nella Grande Guerra, in F. Ra-
sera – C. Zadra (a cura di), Volontari italiani nella Grande Guerra, Museo Storico della Guerra,
Rovereto 2008, pp. 5-44.
21 I morti della provincia di Bologna nella guerra MCMXV-MCMXVIII, Ufficio Centrale Notizie –
Tip. Neri, Bologna 1927, tavv. XXXVII, XLIII, XLIV, Perdite di guerra secondo il grado militare,
lo stato civile e il numero degli orfani, per classe di leva, pp. 844 e segg.