Page 32 - Le Forze Armate. Dalla scelta repubblicana alla partecipazione atlantica - Atti 27 novembre 1997
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20 EMILIO GENTILE
italiani in generale, i quali si trovarono, nelle condizioni più tragiche e misera-
bili della loro storia, a pagare fino in fondo il prezzo della sconfitta subita, mentre
nello stesso tempo dovettero far fronte a urgenti difficoltà di elementare soprav-
vivenza e alla soluzione di compiti immani nella vita di un popolo: ricostruire
uno Stato distrutto dalle fondamenta, ricostituire una coscienza nazionale, rior-
ganizzare le Forze Armate, cioè ricomporre in un organismo vivo tre entità che
erano stata distrutte, umiliate e annichilite e che a molti apparivano irrimedia-
bilmente morte.
La disfatta militare, la clistmzione dello Stato, il disfacimento dell'esercito, la
guerra civile, avevano clistmtto le fondamenta istituzionali, culturali, ideali e mo-
rali, sulle quali era stato costruito lo Stato nazionale e aveva definitivamente di-
stmtto ideali e miti che erano stati all'origine stessa del Risorgimento, come, per
esempio, il mito della Grande Italia, l'immagine dell'Italia come grande potenza.
Il mito della Grande Italia, la convinzione che una nuova Italia unita e rigenerata
dovesse avere un molo di primo piano sulla scena mondiale, era stato il più forte
motivo ideale del Risorgimento e delle aspirazioni dell'Italia unita, condiviso, sia
pure con sostanziale differenza eli concezione ideologica e di comportamento pra-
tico, sia dalla classe dirigente liberale che dalle classe dirigente fascista, e appar-
teneva anche al patrimonio culturale delle Forze Armate.
Ora, da questo punto di vista, per rimanere entro i limiti del nostro tema, ciò
che appare maggiormente rilevante nell'atteggiamento dei militari dopo la fine
della guerra, per quanto riguarda il problema dello Stato, fu il rispetto della scelta
istituzionale fatta dalla volontà popolare e l'adesione delle Forze Armate alla Repub-
blica e agli ideali democratici, nella ribadita fedeltà al principio del carattere asso-
lutamente apolitico della istituzione militare, e la tiformulazione, in questa nuova
realtà ideale e istituzionale, della funzione nazionale delle Forze Armate come
scuola di integrazione nazionale e di formazione civica del cittadino, come istitu-
zione intimamente connessa alla vita della Nazione. Il nostro, spiegava alle reclute
Il libro del soldato edito nel 1946, è «Veramente un Esercito eli Popolo; nel quale
cioè non solo soldati e sottufficiali, ma gli ufficiali provengono quasi esclusiva-
mente dal Popolo. Pochi eserciti riflettono infatti fedelmente, come il nostro, l'im-
magine della Nazione nelle sue luci e nelle sue ombre; esso è veramente uno
schermo su cui si proiettano tutte le grandezze e le miserie del Paese, (3 6 ).
Nello stesso periodo, fra il 1945 e il 1947, si delinea nella cultura militare
una rielaborazione della concezione della Nazione e dello Stato nazionale, in cui
l'elemento più importante è il chiaro e definitivo rifiuto del nazionalismo e del
principio della integrità intangibile della sovranità nazionale, mentre si fa strada
l'adesione al progetto di unificazione europea. "Alla luce delle più recenti espe-
rienze, scriveva la "Rivista Militare" nel maggio 1945, "non si può non ricono-
scere che s1.rebbe vano pretendere di organizzare una pace internazionale senza
intaccare menomamente la sovranità assoluta dei singoli Stati. Occorre bandire
dalla coscienza di tutti i cittadini di Europa ogni residuo di sciovinismo e di