Page 28 - Le Forze Armate. Dalla scelta repubblicana alla partecipazione atlantica - Atti 27 novembre 1997
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             "come strumento di democrazia", più efficace, secondo lui, dello stesso diritto divo-
             to perché l'esercito «Converte  il  governo del  proprio Paese in una realtà concreta ...
             L'esercito,  nella  visione  del  generale,  era  "profondamente  democratico,  perché
             sotto l'uniforme del militare ogni differenza di  ceto sociale scompare.  Fra  uomini
             accomunati nella vita  di caserma le  differenze  di  educazione,  di  strati  sociali  ten-
             dono ad eliminarsi.  Un  profondo  processo di  democratizzazione  ed unificazione
             ha luogo fra  giovani che, provenienti da varie patti del Paese, parlando diversi dia-
             letti,  ed aventi diverse  mentalità ed educazione,  sono obbligati a vivere in  comu-
             ne.  Se  ci riflettete  bene,  due sono i tipi  di  organismi collettivi  oggi esistenti,  che,
             facendo  appello  alle  qualità  superiori  dell'animo  umano,  rappresentano  esempi
             quasi  perfetti di  organizzazione democratica:  un  reggimento  di soldati e  un ordi-
             ne religioso".  In  aggiunta  a  questa  funzione  di  pedagogia  democratica,  l'esercito
             concepito dal  generale  Nobile  era  uno strumento  di  formazione  della  coscienza
             nazionale  unitaria,  perché era «Un  fattore  unificatore  tra  i vari elementi  nazionali
             di cui è  composto.  Da questo punto di vista  bisogna riconoscere che l'esercito in
             Italia  ha  efficacemente  contribuito  a  cementare  l'unità  nazionale ...  Infine,  fra  gli
             argomenti a sostegno della coscrizione nazionale obbligatoria il  generale addusse
             anche l'eventualità di attuazione di  un ordinamento regionale dello Stato che,  se-
             condo il  generale,  «Compatta i più gravi rischi di disgregazione del Paese»:  in vista
             di questa eventualità,  aggiunse,  «Si  rende più  che mai  necessario conservare quel
             grande fattore di unificazione,  che è rappresentato dal setvizio militare obbligato-
             rio"  escludendo però il  reclutamento regionale perché questo «Sarebbe il  più gran-
             de dei mali  che  dall'ordinamento  regionale  potessero  derivarci:  l'esercito,  allora,
             anziché unire, tenderebbe disunire ancora più gli italiani» (ZR).  In conclusione, Nobile
             vagheggiava la  realizzazione di un esercito che,  in  conformità allo  spirito  demo-
             cratico della Repubblica,  doveva essere intimamente connesso alla vita del paese,
             «Un  esercito  il  quale  anzitutto  abbracci  tutto  intero  il  Paese:  che  non  si  distacchi
             dalla  nazione,  come  fatalmente  avverrebbe  con  un  esercito  di  professionisti;  un
             esercito  che sia  alla  nazione  intimamente  collegato,  i cui  quadri siano - in  parte
             almeno - i quadri stessi industriali della nazione, sicché in questo legame fra  qua-
             dri dell'esercito e  quadri della  nazione,  risieda  la  forza  vera dell'esercito" ( 2 9).
                 Alla  fine,  tutte le  forze  politiche furono  concordi nel  riconoscere,  nei  termini
             che  sono stati  sopra  descritti,  la  funzione  nazionale  delle  Forze  Armate,  confor-
             mate alla  "spirito  democratico della  Repubblica",  che idealmente traeva  origine e
             legittimità dalla volontà della nazione e che volle incidere nella sua costituzione il
             principio che "la  difesa  della patria è  sacro dovere del cittadino",  come recita  l'art.
             52  della  Costituzione.  Le  parole di questo articolo,  approvato il  22  maggio,  erano
             "parole da fondersi nel bronzo o  da scolpirsi nel marmo, parole che noi vorremmo
             penetrate così nella coscienza del nostro popolo da non doversi mai più discutere
             su di esse" aveva detto il demooistiano Umberto Merlin,  il  relatore della proposta,
             prima della votazione, ricordando all'A~semblea che la  commissione era stata una-
             nime  nell'approvare  questa  formula.  E  il  relatore  inneggiò  anche  alla  concordia
             patriottica mostrata nel discutere sull'articolo che era alla base della ricostituzione
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