Page 38 - Le Forze Armate. Dalla scelta repubblicana alla partecipazione atlantica - Atti 27 novembre 1997
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                 Tale  orientamento,  facilmente  percepibile  attraverso  tutta  una serie  di  com-
             portamenti politici,  accresce nel governo italiano la  fondata  speranza di una cer-
             ta attenuazione delle pesanti clausole  militari.
                 Gli avvenimenti che si succedono possono essere logicamente- oltre che tem-
             poralmente- inquadrati in due fasi  distinte:  una prima si snoda, a  partire, appun-
             to,  dall'armistizio  attraverso  la  lunga  marcia  della  "cobelligeranza"  fino  alia
             conclusione  dello  sforzo  bellico,  la  seconda,  non  meno significativa,  va dalla  fine
             del conflitto al  "Trattato  di  Pace".
                 In ambedue le fasi,  è  abbastanza chiara la linea politica seguita dal Governo
             italiano,  non sempre altrettanto chiara quella seguita  dagli Alleati,  con contrappo-
             sizioni vistose nelle valutazioni  dei responsabili politici,  da un lato,  e  dei respon-
             sabili militari,  dall'altro,  e - nell'ambito di questi ultimi - fra gli organi operativi di
             Teatro,  da un lato,  e  gli  organi di  pianificazione strategica,  dall'altro.
                 Così,  in  merito alla eventuale collaborazione militare da parte dell'Italia, i co-
             mandi alleati del Teatro MeditetTaneo- e, in un certo senso anche il "Foreign Office"
            - sono piuttosto distaccati,  puntando,  invece,  a  valorizzare al  massimo,  sul  piano
             strategico,  i successi fin  qui ottenuti.
                 Gli  eventi,  però, superano ben presto le previsioni e  gli intendimenti, sì  che
             la reazione tedesca all'annuncio dell'armistizio e la conseguente controreazione di
             taluni reparti delle Forze Armate italiane portano ad una sorta di "cobelligeranza
             di fatto",  anche  se giuridicamente,  non riconosciuta come tale.
                 Sorge  a  questo  punto spontaneo  il dubbio  se  non  siano  da  considerare  già
             superate talune clausole,  particolarmente penalizzanti,  dell'armistizio.
                 È assai  significativo,  al  riguardo,  che già  in data  20  settembre  1943,  il Capo di
             Stato Maggiore dell'Esercito,  generale Roatta,  sostiene che "a  causa della  reazione te-
             dese<!  le  truppe italiane sono divenute, di fatto,  alleate di quelle anglo-americane".
                 Nonostante  il coinvolgimento  non  più  episodico  in  atti  di  guerra  (unità  ita-
             liane operanti in Puglia  a fianco degli inglesi,  in Corsica a fianco dei francesi,  nei
             Balcani e  nelle isole dell'Egeo,  attivamente  impegnate nello sforzo bellico contro
             il nemico comune), sul versante militare alleato si  preferisce  puntare su una coo-
             perazione limitata a compiti di  retrovie.
                 Né  migliori  prospettive  sembra  dischiudere  il cosiddetto  "armistizio  lungo"
             firmato a Malta il 29 settembre 1943, che ribadisce la resa incondizionata dell'Italia,
             stabilendo - senza  equivoco  alcuno - la  totale  subordinazione  delle  sue  Forze
             Armate al  comando supremo alleato nel mediterraneo.
                 I  fatti,  ancora una volta, vanno al di là degli originari intendimenti, sì che so-
             no proprio  gli  Alleati  ad  invitare  Badoglio  a  dichiarare  guerra  alla  Germania.
             Quando ciò avviene -il 13 ottobre 1943- l'Italia acquista in pratica lo "status" di
             belligerante.
                 Da  questo  momento,  le  tappe  si  fanno  incalzanti,  con  un  contributo  cre-
             scente  allo  sforzo  militare  alleato,  pur con le  riserve,  i  dubbi,  le  perplessità,  gli
             equivoci che gli Alleati,  nella  loro componente politica  ed in quella  militare,  via
             via manifestano con motivazioni diverse.
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