Page 43 - Le Forze Armate. Dalla scelta repubblicana alla partecipazione atlantica - Atti 27 novembre 1997
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LA SITUAZIONE DELLE FORZE ARMATE ALLA FINe DEL CONFL!TrO 31
Tutto ciò si sostanzia nella elaborazione di un'idea di progetto per quanto
concerne l'ordinamento; progetto, peraltro, da non considerare definitivo finché
non si fosse pervenuti ad un "Trattato di Pace" con l'indicazione della posizione
dell'Italia nel contesto politico internazionale del dopoguerra.
In stretta sintesi, si può affermare che gli Alleati vogliono perseguire il du-
plice obiettivo di consentire all'Italia la disponibilità di un Esercito in grado di di-
fendere le frontiere e mantenere l'ordine pubblico e di contenerlo, nella sua entità,
nei limiti della "sufficienza" strettamente commisurata al compito, da verificare nel
tempo attraverso tutto un meccanismo di adeguati controlli. Non deve essere pre-
giudicata, però, a loro avviso la possibilità di potenziarlo, se necessario, e di in-
serirlo - se lichiesto - al loro fianco.
La tendenza di primo tempo prevede l'abbandono della "ferma di leva" e la
conseguente scelta del "volontariato'', anche perché la disponibilità di consistenti
riserve non è guardata con patticolare simpatia.
Per l'armamento e l'equipaggiamento delle unità l'orientamento non muta. È
previsto che vi provveda la Gran Bretagna, una volta che sia stata smantellata l'in-
dustria bellica italiana.
Intanto vanno maturando i tempi per la modifica dello "status" internazio-
nale dell'Italia. Il problema sembra stare patticolarmente a cuore agli Stati Uniti,
mentre la Gran Bretagna non mostra lo stesso interesse, temendo forse che una
evoluzione del genere compo1ti il rischio della perdita di controllo sull'Italia,
prima che se ne sia irreversibilmente limitata la potenza. Ciò non blocca, tutta-
via, i successivi sviluppi, tanto che è proprio il "Foreign Office" a proporre la
stesura di un vero e proprio "Trattato eli Pace", da ratificare entro i più ristretti
limiti di tempo, non appena concluso il conf1itto. A tal fine, vengono formulate
proposte concrete che prevedono, tra l'altro, limitazioni alle Forze Armate ita-
liane per un periodo di 5 anni e la smilitarizzazione permanente della Sicilia e
della Sardegna. Per quanto riguarda i dati di forza, mentre il "War Office" pensa
ad un Esercito di 150 mila uomini (e 55 mila Carabinieri), basato sulla "coscri-
zione obbligatoria", e ad uno stretto controllo sulle esportazioni di materiale bel-
lico, il "Quartier Generale Alleato in Italia" prevede un Esercito di 265 mila uomini
(inclusi 65 mila Carabinieri), basato sul "volontariato", conferma l'intendimento
di po!Te sotto stretto controllo la produzione industriaìe italiana e sostiene l'op-
portunità eli. restituire al più presto al governo italiano l'autorità sulle proprie
Forze Armate.
Le discussioni che ne seguono ai vari livelli vedono fortemente impegnate le
autorità alleate in Italia fermamente decise a pervenire ad una soluzione non pe-
nalizzante ad evitare che clausole troppo severe possano portare a proteste con
turbative dell'ordine pubblico e, al limite, a tentativi insurrezionali.
Il progetto finale, limato a cura del "Post-hostilities Planning Staff'', tiene
conto appunto di questo orientamento: conferma del tetto massimo di 265 lYlila
uomini; limitazione meno pesante nella produzione bellica; assegnazione alle