Page 45 - Le Forze Armate. Dalla scelta repubblicana alla partecipazione atlantica - Atti 27 novembre 1997
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LA SITUAZIONE DELLE  FORZE ARMATE  ALLA FINE DEL CONFLITTO             33


          prendendo in considerazione il vertice (Ministero della Guerra e Stato Maggiore:
          2000 uomini), l'Organizzazione Militare Territoriale (Comiliter, Distretti, Depositi:
          7000  uomini),  le  truppe  per la  protezione  delle  frontiere  (Gruppi di combatti-
          mento,  Reggimento Garibaldi,  due gruppi alpini da costituire:  65  mila  uomini),
          le  Truppe  per la  sicurezza  interna  (3  divisioni  ed una  Brigata  Territoriale  per
          ognuno  dei  10  Comiliter:  40  mila  uomini),  gli  organi  addestrativi  (Accademia
          Militare e  Centro di Addestramento di  Cesano:  20  mila uomini).
              La  consistenza totale sarebbe stata pari a  144 mila uomini,  mentre l'equipag-
          giamento e  l'armamento sarebbero stati assicurati  dagli Alleati.
              Alla elaborazione dell'aspetto ordinativo si  accompagna anche la previsio-
          ne  di  una  possibile  articolazione  operativa,  con  considerazioni  assai  interes-
          santi sulla cooperazione fra  gli Alleati e le unità italiane di prevista costituzione,
          sulla ripartizione dei compiti e  sui tempi di intervento. Fra l'altro viene previsto
          l'approntamento  di  una  "Riserva  mobile  generale",  a  sostegno  delle  unità  ita-
          liane nel caso non fossero state  in grado di mantenere sotto controllo eventua-
          li  disordini.
              Come  si  vede,  il  tema  dell'ordine  pubblico  riecheggia  ad  ogni  passaggio,
          dando una chiara idea della preoccupazione di fondo dalla quale muovono i re-
          sponsabili militari alleati in Italia.
              In  assenza di un "Trattato di Pace",  le iniziative intraprese risentono- e  non
          poco - dello stato di  inevitabile ambiguità.
              È  questa  la  ragione  che  spinge  gli  Alleati  a  bruciare  le  tappe,  dichiarando
          semplicemente  che  talune  clausole  dell'armistizio  non  sono  più  in vigore e  resti-
          tuendo al  governo italiano la  quasi totale sovranità territoriale.
              Parte così - siamo già alla  "Conferenza di  Postdam",  dove il  tema viene ap-
          pena sfiorato- con la benedizione dell'amministrazione americana e  del governo
          laburista inglese,  il progetto di costituzione dell'Esercito di transizione" con i vin-
          coli e  le  disponibilità già  rappresentate.
              Non è  che  il primo  traguardo,  al  quale  dovrà  fare  seguito  la  restituzione
          dell'Esercito all'autorità italiana, mentre Marina ed Aeronautica rimarranno, tìno al-
          la  firma  del  "Trattato",  sotto  il  comando  operativo  del  "Comandante  Supremo
          Alleato".
              La  smobilitazione  sempre  più  accelerata  dell'imponente  dispositivo  militare
          alleato  in Italia  crea  qualche  ulteriore problema,  ma la  via  ormai è  tracciata  ed a
          nulla valgono i tentativi di autorevoli esponenti della struttura militare anglo-ame-
          ricana  (tra gli  altri,  l'ammiraglio Stone),  di  mantenere in  Italia  un nucleo di forze
          alleate  credibile  (presenza di  almeno  5 divisioni),  sul  quale - appunto - incardi-
          nare in qualche modo, sotto il  profilo operativo, le  Forze Armate italiane. In Italia
          rimangono solo le due divisioni schierate nella Venezia  Giulia ed il corpo d'arma-
          ta  polacco.
              Il  periodo che  si  dischiude  non sarà,  per questo,  meno  difficile. Ai  temi  fin
          qui trattati altri se ne aggiungeranno via via.
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