Page 46 - Le Forze Armate. Dalla scelta repubblicana alla partecipazione atlantica - Atti 27 novembre 1997
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34 UMBERTO CAPPUZZO
In verità, nel dibattito politico italiano le questioni militari trovano pochissi-
mo spazio, ben altre essendo le aree di interesse specifico del momento: dalla que-
stione istituzionale alla ricostruzione economica; dall'epurazione nella Pubblica
Amministrazione al "Trattato di Pace"; dalla ricerca delle responsabilità ai lavori
della Costituente.
In verità, un po' di attenzione - ma in ambiti qualificati - viene rivolta allo stu-
dio delle riforme da porre in atto per assicurare il controllo politico sulle Forze
Armate; riforme che prendono in esame lo sfoltimento degli organi deliberativi,
consultivi ed ispettivi delle Forze Armate; l'abolizione del Corpo di Stato Maggiore;
il ridimensionamento delle funzioni dello Stato Maggiore (organo tecnico e con-
sulente del Ministro).
I provvedimenti adottati vanno in questa direzione. Sempre in tema di con-
trollo politico, significativa è l'istituzione del "Comitato di Difesa".
Prevale, negli studi e nelle valutazioni delle alte autorità militari italiane, un
diffuso senso di pessimismo circa la situazione militare del Paese ed i prevedibili
sviluppi a breve e medio termine.
Partendo dai dati di fatto del momento, taluno si pone addirittura la doman-
da se l'Italia debba ancora disporre di Forze Armate e con quali compiti.
Nel ridimensionamento del ruolo internazionale del nostro Paese non è fa-
cile prefigurare uno strumento militare sostenibile e credibile.
C'è un problema di risorse, che non induce all'ottimismo, ma c'è anche un
problema di rapporti con gli Alleati che vincola le già scarse possibilità di scelta. È
ben vero che tutti, come sempre, pongono l'accento sulla qualità dello strumento
da perseguire a scapito, ovviamente, della quantità, condizionata appunto dalle li-
mitate risorse su cui si può fare affidamento, ma è altrettanto vero che permane,
aggravato, l'annoso problema del consenso da patte di una opinione pubblica, af-
flitta ora da ben più pressanti preoccupazioni.
A parte la consistenza, sul piano teorico le idee dei responsabili militari sul-
lo strumento da costruire sono ben chiare. Valgono per tutti quelle del Capo di
Stato Maggiore Generale, Generale Trezzani, espresse in un pregevole studio già
nel dicembre del 1944 che, con stringate argomentazioni, è dell'avviso che non sia
realistico pensare che l'Italia possa avere "Forze Armate tali da consentirle una vi-
ta internazionale indipendente e condurre una politica estera appoggiata, oltre
che su giusti diritti, su forze belliche capaci di sostenerli e tutelarli" (scarsezza di
materie prime; modesta industria bellica; risorse finanziarie contenute).
Tutto ciò, sempre a suo avviso, in un contesto internazionale, nel quale è as-
sai probabile, a livello europeo, la prossima divisione in blocchi contrapposti.
L'Italia - egli sostiene - si troverà ben presto o "sulla linea degli avamposti,
oppure immediatamente a tergo di essa", a seconda di chi prevarrà nei Balcani.
L'analisi lo porta a concludere che è necessario, per il nostro Paese, allestire
uno strumento bellico che possa "ostacolare eventuali offensive nemiche o alme-
no trattener! e in attesa delle potenze occidentali".