Page 124 - Adriatico 1848. Ricerca e significato della contrapposizione marittima - Atti 25 settembre 1998
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114                                   DAL  GIORNALE DI DORDO  DEL  DRIGANfINO  DAINO

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                 Alle  lO  p.m.  mentre si era fuori  col  mio  canotto venne a bordo un ufficia-
             le di marina veneto,  tenente del  corpo di armatella  di  cinque lancie cannoniere
             e disse  al  mio  primo tenente  che veniva  per previsarmi che il suo  comandante
             intendeva  di  attaccare  il mattino seguente il forte  battuto nella giornata  da noi.
             Il  mio  tenente,  al  quale aveva  lasciato  gli  ordini in  proposito,  rispose che  io  vi
            avrei pure preso parte dal mio meglio,  ma che non voleva averne il comando e
            che mi  sarei messo  ave sarebbe piaciuto al  capo della flottiglia  indicarmi.
                 Alle  3 era alla vela dirigendo verso la  lancia cannoniera veneta ancora an-
            corata;  il vento spirava leggiero da  terra.
                 Scoprendosi un vapore che prolungava  la  costa  senza  bandiera,  assicurai  la
             mia con un colpo di cannone,  dirigendovi sopra; si mostrò allora essere papalino.
                 Alle  4  mi  recai  a  bordo  del  legno  capo  flottiglia  veneto,  assicurai  il  co-
             mandante  di  tutta  la  buona volontà  mia  e  del  mio  equipaggio di seco lui  coo-
             perare  nella  sua  impresa,  e  da  lui  mostrarmi  il  posto  ave  voleva  collocarsi,  e
             quello  che avrebbe  addotto a me se  io  voleva,  lo  lasciai stringendogli  la  mano
             e tornai al  mio  bordo.
                 Alle  9 a.m.  eravamo in  posto ed  il fuoco  principiato.  Il  vento  che  da  terra
            spirava,  passò dal largo;  bisognava che cambiassi imbozzamento e stava per far-
             lo  quando  uno  scoppio  improvviso  mi  mostrò  che  una  delle  lancie  cannoniere
            saltava  in  aria  per avere  preso fuoco  alla santa  Barbara.
                 Continuava  a far  fuoco  quando qualche  pezzo  poteva giudicare,  e  intanto
            si salpava l'ormeggio  di  prora per imbozzarmi  più  convenevolmente a seconda
             del vento cambiato.
                 Le  lancie  cannoniere rimaste  prendevano  tutte  il  largo.  Spedii  loro  il  mio
             primo  ufficiale  col  dottore di  bordo,  quello  per dire  al  comandante della  flotti-
             glia  che  io  ero  sempre a sua  disposizione e  che solo  aveva  a dirmi  che  inten-
             deva  di  fare,  il secondo per sollievo dei feriti.
                 Ritornarono dopo due ore e l'ufficiale mi rapportò che le lancie cannoniere se
             ne ritornavano a Venezia  e dopo il successo il comandante la flottiglia  giudicava di
             prendere porto. Non restando più nulla da fare per me mi allontanai a mio giro, ma
             mandai una mia imbarcazione per vedere se eranvi feriti da raccogliere in giro al le-
             gno che saltò in aria le  cui cime degli alberi spuntavano dal mare in fiamme  e per
             recuperare la loro barcaccia che se ne andava in  deriva sul suolo nemico.
                 Alle  lO  la  imbarcazione era di ritorno colla barcaccia ricuperata a parte del-
             la  bandiera che ancora sventolava sul  legno  disgraziato.
                 Adempiuto in  tal  modo ad ogni  mio  dovere misi  in  rotta  per la  mia  volta.

                                                                     Il Comandante
                                                                     C.  di Persano
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