Page 40 - Adriatico 1848. Ricerca e significato della contrapposizione marittima - Atti 25 settembre 1998
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e raggiunse anch'egli Venezia il 22 maggio con le fregate San Miebele, Des
Geneys e Beroldo, le corvette Aquila e Aurora, il brigantino Daino e la goletta
StajJetta. Nelle acque della laguna avvenne quindi l'incontro tra le aliquote
navali sarde, napoletane e venete, con l'Albini che, secondo precedenti accordi,
assunse il comando superiore in mare.
A questo punto si manifestò la seconda delkienza navale, consistente in quel-
la che abbiamo chiamato goffaggine operativa. L'inferiore squadra austriaca del
comandante KudrialFski bordeggiava allora tra le foci del Piave e del Tagliamento
allorché venne avvistata in quello stesso 22 maggio dai coalizzati, ormai riuniti, nel
bel mezzo di una bonaccia che rallentò sensibilmente tutti i velieri. In quel fran-
gente le cinque pirocorvette napoletane, che da sole avrebbero potuto avere la
meglio sul contingente asburgico, grazie ai loro obici Pabchans, ebbero l'ordine di
prendere a rimorchio le fregate a vela dei due comandanti italiani, ma non di attac-
care il nemico, il quale ebbe quindi il tempo cii attendere che i piroscafi del Lloyd
lo rimorchiassero dentro il porto di Trieste (21).
Molte critiche sono state conseguentemente rivolte dalla storiografia all'Albini
e al De Cosa: il primo per aver lasciato ad Ancona le sue due uniche navi a vapo-
re a causa di un rifornimento di carbone l'arse non del tutto giustificato, ed il
secondo per essersi adeguato ad una tattica rinunciataria. In conclusione nessuno
dei due ammiragli delle più grandi flotte pre-unitarie italiane dimostrò di aver
compreso i mutamenti in atto nella guerra sul mare dopo l'introduzione della pro-
pulsione meccanica e di aggiornate artiglierie.
Il terzo inconveniente da noi denunciato, questa volta di carattere sia tattico che
strategico, fu rappresentato dall'incredibile patto di salvaguardia concordato
dall'ammiraglio Albini con il Lloyd austriaco e che impediva di molestare la naviga-
zione commerciale asburgica in tempo di guerra, nonostante i bellicosi propositi pie-
montesi che parlavano di spazzare chùl'Adriatico il potere marittimo avversario (22).
Nella stessa circostanza i coalizzati non sembrarono tenere conto che il
porto di Trieste, cui essi posero un blocco navale il 15 giugno, apparteneva in
realtà alla Confederazione germanica, che cinque giorni dopo quindi protestò
così violentemente da costringere gli italiani a limitare fin quasi a zero la locale
vigilanza e a lasciare invece che il pur inferiore nemico continuasse ad agire
contro i trabaccoli veneziani (23).
La quarta ed ultima detìcienza, evidenziata soprattutto dalla Marina sabauda
nelle ultime fasi del conflitto, fu infine di carattere disciplinare. Infatti, dopo l'armisti-
zio firmato dal generale Salasco il 9 agosto 1848, che determinò il ritiro ad Ancona
della flotta dell'Albini, si segnalarono purtroppo nel suo ambito gravi atti di insubor-
dinazione, che sl1orarono l'ammutinamento. In particolare gli equipaggi sardi dette-
ro luogo, in quel porto pontil1cio, a ripetuti disordini, nonché a veementi rivendica-
zioni salariali, che videro coinvolti perfll10 i cappellani di bordo e l'allora sottotenen-
te di vascello Emilio Faà di Bmno, che poi avrebbe guadagnato la Medaglia d'Oro
alla memoria clopo la sua morte nella battaglia di Lissa ciel 20 luglio 1866 (24).