Page 35 - Adriatico 1848. Ricerca e significato della contrapposizione marittima - Atti 25 settembre 1998
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LE  MARINE  MILITARI  l'RE-UNITARIE                                     25


         barbareschi,  mentre  essa si  segnalò  maggiormente  per alcune  crociere  lungo le
         coste sudamericane dell'Atlantico e del Pacifico,  iniziate dalla fregata Des Gelleys
         nel  1833,  a tutela degli  interessi dci sudditi sabaudi colà residenti (6).
              Quando  poi  negli  Anni  Quaranta  apparve  sempre  più  probabile  a  Torino
         un  conf1itto  contro  l'Austria,  l'apprestamento  di  una  consistente  Marina  venne
         sacrificato all'immediato potenziamento dell'Esercito.  Fu  anche per questo moti-
         vo,  oltre  che  per l'accennato  conservatorismo  imperante  al  suo  interno,  che  la
         flotta sabauda non godette di  un'adeguata modernizzazione del  materiale, schie-
         rando  infatti  all'inizio  della  guerra  nel  marzo  1848  soltanto  sei  navi  a  vapore,
         oltre a tre  piccoli piroscafi  armati sul  lago di  Garda,  mentre la  flotta  napoletana,
         come abbiamo già  accennato,  allineava  allora  un totale di  ventidue unità a  pro-
         pulsione meccanica (7).
              L'ordinamento di quello che veniva allora chiamato a Torino il  "Corpo della
         Real  Marina"  venne  rinnovato  proprio  il  28  marzo  1848  e  prevedeva  che  tale
         Forza Armata  fosse  composta da  uno Stato Maggiore  Generale,  dal  Corpo Reale
         Equipaggi,  dal  Genio Marittimo,  dal  Battaglione Real  Navi,  dal  Corpo d'artiglieria
         costiera,  da  un  Servizio  Sanitario  e  dalla  Regia  Scuola  di  Marina,  fondata  a
         Genova  nel  1815  e  inaugurata  l'anno  seguente.  Territorialmente  erano  previsti
         tre  Dipartimenti marittimi:  uno cosiddetto "superiore" a Genova e  due "subalter-
         ni"  a Villafranca e a Cagliari.
              Un  particolare  interessante  riguardava  l'identità  e1ei  marinai  che,  una  volta
         arruolatisi  volontariamente,  dovevano  abbandonare  il  loro  cognome  civile  ed
         adottare un  "nome di  guerra",  come  Ziemo,  Volter,  Camauro,  Zebù  e  Cloro.  Ciò
         era  ritenuto  necessario  per  ovviare  alle  difficoltà  causate  a  bordo  dalle  tante
         omonimie,  a  loro  volta  determinate  dal  ristretto  numero  delle  fonti  di  recluta-
         mento,  limitate  ai  borghi  sulla  costa  ligurc  e  all'isola  della  Maddalena,  dove  le
         parentele erano molto diffuse  (S)




              In Toscana,  dopo l'estinzione del  casato dei Medici  e  l'avvento dei Lorena-
         Asburgo  nel  1738,  la  Marina  subì  un  sensibile  ridimensionamento.  Disarmata
         infatti  la  gloriosa  notta  dei  Cavalieri  di  Santo  Stefano  con  editto  del  lO  ottobre
         1748,  si  giunse  addirittura - sotto il  granduca  Pietro  Leopoldo - a  vendere  alla
         Marina  napoletana i migliori velieri superstiti,  ritenendo sufficienti due o tre bar-
         che cannoniere per difendere le coste (9).
              Non  bisogna  quindi meravigliarsi se  alla  vigilia  della  prima  guerra  di  indi-
         pendenza la  110tta militare toscana,  a parte tre  "spronare" Clegnetti a vela latina  e
         remi,  spesso  non  pontati  e  con  rostro  prodiero),  fosse  costituita  da  una  sola
         nave  degna  di  questo  nome.  Si  trattava  del  recente  avviso  a  vapore  Giglio  da
         250  tonnellate,  che però fin  dalla sua  entrata  in  servizio  nel  1847  svolse  preva-
         lentemente  un'attività  commerciale,  trasportando  passeggeri  e  merci  lungo  il
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