Page 30 - Le Forze Armate e la nazione italiana (1861-1914) - Atti 24-25 settembre 2002
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               Il  primo accenno a quello che sarà il  movimento volontario del  1859 lo  tro-
           viamo in un documento dell'estate dell'anno precedente.
               Riferendo a  Vittorio  Emanuele  II  quanto  era  stato discusso con  Napoleone
           III a Plombières, Cavour si  soffermò sul  numero dei  soldati che il  Piemonte dove-
           va mettere in  linea.  Il  generale La Marmora aveva valutato in ottantamila francesi
           e  in  ottantamila  piemontesi  il  contingente  necessario  a  mandare  a  buon  fine  la
           spedizione  antiaustriaca.  Napoleone  III  riteneva  invece  necessari  non  meno  di
           duecentomila francesi  accanto ad un contingente italiano di  centomila uomini (7).
               Era  una  cifra  molto  alta  per  il  piccolo  Piemonte,  che  Cavour  sperava  di
           raggiungere  unendo al  contingente sardo, soldati  provenienti dalle  «autres  pro-
           vinces d'ltalie»  (8).
               Ai  volontari si sarebbe dovuto fare  ricorso invece per provocare una solleva-
           zione  a  Massa  e  Carrara  che  giustificasse  l'occupazione  delle  due  città  da  parte
           piemontese, creando così il  pretesto per la  guerra. Fu  per mettere a punto questo
           progetto che Cavour ebbe i primi incontri con Garibaldi, che - non dimentichia-
           molo - era vicepresidente della Società nazionale italiana e suddito sardo.
               Tra settembre e ottobre 1858 CavollJ' preparò due progetti:  uno per Napoleo-
           ne  III,  l'altro  per la  Società  nazionale.  Il  progetto  messo a  punto con  Giuseppe  La
           Farina, che della Società era il  segretario e l'anima, era molto più ambizioso di  quel-
           lo ufficiale che seguiva invece le linee programmatiche dell'imperatore dei francesi e
           che ha fatto scrivere a molti che Cavour non aveva un programma nazionale.
               L'accettazione  da  parte  di  Cavour  del  progetto  napoleonico  è  stata  a  lungo
           considerata come la prova della  visione, esclusivamente dinastica, della sua azione
           politica e  del  suo scarso spirito nazionale.  Il  consenso  di  Cavour va  invece consi-
           derato  come  una  dimostrazione  di  realismo  politico  e  di  tatticismo.  Le  ricerche
           degli  ultimi decenni sui  rapporti  tra CavollJ' e il  gruppo democratico facente capo
           prima  a  Manin  e  poi  alla  Società  nazionale,  hanno  indotto a  retrodatare  il  pro-
           gramma unitario del presidente del  consiglio piemontese. Come ha scritto Romeo,
           se  «si  sgombra il terreno dalla rissa ideologica postrisorgimentale in cui  quelle con-
           troversie  ebbero  origine,  appare  evidcnte  che  Cavour,  figlio  del  suo  tcmpo,  non
           poteva avere dell'Italia un'immagine diversa  da quella diffusa in tutto il  movimen-
           to  patriottico,  che  la  vedeva  storicamente  e  culturalmente  una  «dall'Alpi  all'uno
           all'altro mare»  (9).



                (7)  Anna  Maria  Isastia,  Il  vololltariato  militare ileI  Risorgimellto.  La partecifJaziolle alla
           guerra del  1859, Roma, Stato Maggiore Esercito - Ufficio storico,  1990, p. 90-9 I.
                (8)  Cavour a  Re  Vittorio sul  convegno di  Ploll1bières,  Baden, 24 luglio  J 858, in  Il car-
           teggio  Cavour-Nigra  (1858-1861),  a  cura della  R.  COll1missione  editrice,  voI.  I,  Plol11bières,
           Bologna,  1926, p.  107.
                (9)  Rosario ROl11eo, CavaI/re il suo teml)o (1854-1861), Roma-Bari, Laterza,  1984, p. 450.
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