Page 35 - Le Forze Armate e la nazione italiana (1861-1914) - Atti 24-25 settembre 2002
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ESERCITI  RISORGIMENTALI  E  VOLONTARI  GARIBALDINI  VERSO  L'ESERCITO  NAZIONALE   19


             In risposta a questa lettera dell'Ulloa, sul "Piccolo Corriere" del  17 gennaio,
         La  Farina  tornava  sull'argomento  chiarendo  ulteriormente  il  suo  pensiero:  «Il
         giorno in  cui sarà tirato il  primo colpo di cannone è sacro dovere di ogni italiano
         atto  alle  armi  di  accorrere  intorno  alla  bandiera  dei  tre  colori  con  la  gloriosa
         croce di Savoia [ ... ] non vogliamo bande sciolte o  indisciplinate ... ».
             Mentre  si  disputava  sulla  opportunità  o  meno  dei  volontari  cominciò  ad
         avviarsi  in  sordina l'esodo, prima discreto  poi  via  via  sempre più  impetuoso, dei
         lombardi in direzione di Torino.
              Era stato Cavour, a metà dicembre, come sappiamo, a  far sapere che chi non
         voleva vestire la divisa austriaca avrebbe trovato in  Piemonte buona accoglienza.
              I primi  «refrattarii  ali a  leva austriaca»  passarono il  confine all'inizio di  gen-
         naio chiedendo di  essere arruolati nelle truppe sarde.
              Il  primo documento del  ministero della guerra finalizzato  ali' organizzazione
         militare della gioventù lombarda e veneta è datato 12 gennaio 1859.
              Lorganizzazione per l'arruolamento dei volontari provenienti tutti "ufficial-
         mente"  dal  Canton  Ticino  - per  evidenti  motivi  politici  - fu  attivata  con  tanta
         fretta che gli stessi comandanti dei corpi cui si  intendeva destinare i nuovi arriva-
         ti  vennero  informati  contestualmente  all'arrivo  degli  arruolati  ai  reggimenti.
         Dalle annotazioni che compaiono sui  dispacci risulta chiaramente che questi arri-
         vi  non erano stati  programmati e  che gli  uffici  si  trovarono a  fare  fronte ad una
         situazione del tutto nuova.
             A  gennaio  si  presentarono  novantanove  persone  che  divennero  730  a  feb-
         braio,  solo  in  parte  arruolate,  per  la  serietà  della  visita  di  leva,  ma  anche  per
         l'assurda  pretesa di  arruolare  queste  persone  per  ben  otto anni,  secondo  la  nor-
         mativa sarda (18).
              A  febbraio  ai  giovani  che  arrivavano  dalla  Lombardia  si  aggiunsero  quelli
         che provenivano dal ducato di Parma; anche questi per sottrarsi alla leva.
              Nei  ducati  la  situazione  era  effervescente  e  tanta  eccitazione  preoccupava
         non  poco  le  autorità  sarde  che  non  desideravano affatto  un afflusso  in  massa  di
         coscritti che in quel momento potevano solo creare nuovi imbarazzi diplomatici.
              Altrove, alcuni arresti per motivi politici spinsero alla partenza molti giovani
         preoccupati di poter essere perseguiti per le  loro simpatie liberali.
              Nei  mesi  che  precedettero  la  guerra,  la  questione  relativa  ai  volontari  fu
         continuamente presente:  sia  nei  rapporti tra Cavour e  il  movimento nazionale
         italiano,  sia  nel  diffficile  dialogo  tra  il  ministro  piemontese  e  Napoleone  III,
         sia  ancora  nelle  trattative  intercorse  tra  le  cancellerie  europee  per  evitare  lo
         scoppio del  conflitto.



              (18)  Virgilio  Ilari,  Storia  del  servizio  militare  in  Italia,  val.  I  (1506-1870),  Roma,
         Centromilitare di  studi strategici,  1989.
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