Page 64 - Le Forze Armate e la nazione italiana (1861-1914) - Atti 24-25 settembre 2002
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               Se  oggi  il  brigantaggio  è  sentito  come  un  problema  anzitutto  di  politica
          interna,  come  la  manifestazione  di  una  profonda  crisi  sociale,  all'epoca  questo
          aspetto era considerato di secondo piano. Per il  nuovo - ed ancora incerto - stato
           unitario  il  primissimo  problema era  quello  di  evitare  complicazioni  di  carattere



          segue Ilota:
          e pubbliche condanne sarebhono necessarie ad  esempio di  tutti, la  massima tolleranza è praticata.
          Lo stato di  questi  paesi, è veramente deplorevole. Ogni giorno ricevo dai miei  Ufficiali rivelazioni
          che  mostrano  il  male  profondissimo.  Le  cause  del  brigantaggio  non  sono  nell'oro  solo,  e  nelle
          cospirazioni;  né  esso  col  rigore  si  potrà  estirpare.  Si  cura  l'effetto  e  non  le  cause.  L'origine,  è
          soprattutto nelle inimicizie feroci  che in  ogni paese dividono i pochi signorotti, fra  loro.  J più ric-
          chi sono chiamati  borbonici  dai  meno ricchi,  e qucsti  s'intitolano liberali,  per rendersi  forti  con
           questo  nome, e poter dcnunziarc gli  altri  c sfogarc l'invidia e la  vendetta per antiche prepotenze
          sofferte da  quelli,  durante  il  cessato governo  borbonico, che  era  govcrno di  partiti, e dove  l'oro
          assicurava l'impunità. I partiti si  fanno nella plebe dei clienti, e se  ne giova all'occasione per spin-
          gerli  al  saccheggio  degli  avversari  - e  così  nasce,  e si  alimenta  il  brigantaggio.  I signorotti  sono
           padroni  delle  cariche  comunali,  e  dei  gradi  della  Guardia  Nazionale.  Di  quelle  si  servono  per
          sperperare  il  denaro del  Comune, di  questi  per dominare.  La  plebe è  manomessa  in  ogni  modo:
          arrestata,  taglieggiata e derubata con usure scandalose.  Una donna arrestata  perché  vendeva  len-
          zuola  militari  state  derubate,  mi  diceva  essere  rovinata  col  sequestro  delle  lenzuola,  giacché  il
          denaro con cui  faceva  il  commercio l'aveva da  un tale di  Fratta a cui  pagava 5 grana alla settima-
           na per ogni scudo; 240 per cento!  I contadini che negli  scarsi  ricolti  prendono in  imprestito una
           misura  di  grano,  ne  devono  restituire  l'anno  dopo  parecchie.  Quindi  l'odio  dei  contadini  pel
          signorotto, è un altro fomite  di  brigantaggio. A l'rei a citare molti esempi dei disordini che produ-
          cono il  brigantaggio.  A Fondi  due  fratelli  Conte,  andavano  latitanti  pel  solo timore  del  vecchio
          Sindaco, prepotente. Cambiato il  Sindaco, uno si  presentò più libero.  L'altro cominciò ad uccide-
           re il  bestiame del Sindaco, e ad estirpare le viti  per vendetta; così  compromesso, finì  per catturare
          sulla  pubblica  via  tre  abitanti  di  Fondi,  a cui  fecc  mozzarc  la  tcsta  per antichi  rancori,  ed  ora è
          così detto Capitano nella  banda Chiavonc. Ad  Itri  vcnne da mc  un contadino a denunziare il  più
           ricco del paese, dicendo mandassc viveri ai  Briganti, ed aver visto csso stesso i viveri, averne man-
          giati coi  Briganti, etc. etc.;  messo in  confronto, confessò aver  fatta  una falsa  denunzia, spinto da
           un Uffiziale  della  G.N. d'Itri. A Campo di  Mele,  il  Capitano della Guardia Nazionale fù  nei  mesi
           addietro catturato dai  Briganti.  Rilasciato accusò  i veri  Briganti, e dippiù  vari  contadini per odi
           privati,  ed  uno di  questi  che  io  conosco,  lo  trassc  a Santa  Maria  da  buon camcrata,  dopo  aver
          cenato insicme,  andò dal  Qucstore e  lo  accusò  quale brigante, si  fece  proditoriamente arrestare,
           finché  fù  mandato  libero,  riconosciuta  la  calunnia.  A  Pastena,  il  Capitano  della  G.N.,  antico
           denunziaI"<> ai  Borboni, si chiamò liberale col  nuovo regime, s'impadronì del grado senza che nes-
           suno glielo conferisse,  battezzò  il  rimanente  del  paese  col  nome  di  retrogradi,  armò  una  mezza
           dozzina di  vagabondi, catturò, accusò.  Ho ricevuto una reclamazione dei Canonici del paese con-
           tro di  lui.  Il  rimedio sarebbe  una  buona amministrazione  politica  e giudiziaria.  Ma  ho  detto  in
           principio cosa siano  i Delegati  di  P.S.;  in  assenza  di  queste  l'Autorità Militare deve  arbitrarsi  in
           molte cose che non  le  spettano, e commette un  grave male,  per evitarne dei  maggiori.  Quanto ai
          Tribunali, io  non accuserò leggermente, ma  a Rocca Guglielma  per es.  girano in  libertà individui
           che la  voce  pubblica accusa cii  essere gli  assassini  di  tali,  e tali  persone nelle sessioni  passate.  Essi
           dicono pubblicamente aver avuta l'impunità sborsando denari. Ora il popolo non  ha quindi  fede
           nei Tribunali, e cerca piuttosto nella vendetta la  giustizia, e poi si  dà al  brigantaggio.  lo prego V.
           E.  a voler  mettere l'opera sua,  perché almeno quegli scandalosi abusi dei  funzionari  che vengono
           riconosciuti  non  restino  impuniti".  Affermazioni  simili  erano  fatte  dal  generale  Brunetta
           d'Usseaux  (busta 4,  p.  117)  o,  assai  più  tardi,  nel  1869, dal  comandante della  Zona Militare di
           Vasto e Lanciano che scriveva che "i  ricchi  proprietari  ... sono perversi  in  ogni cosa e la causa di
           tutti  i guai" (busta  134, fascicolo  4, carta 6)  e ancora "tal fatto  indica un profondo  male  sociale,
           ed in  poche parole, è la  rivolta del povero contro il  ricco" (busta  134, fascicolo 5, carta 43).
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