Page 65 - Le Forze Armate e la nazione italiana (1861-1914) - Atti 24-25 settembre 2002
P. 65
I.'ESERCITO E II. IIRI(;ANTAG(;JO 49
internazionale, sempre possibili con i norbone esuli nel confinante Stato Pontifi-
cio. Con un massiccio schieramento di truppe e con la costituzione cii una appo-
sita Zona Militare della Frontiera Pontificia questo problema fu risolto quasi
completamente e questo primo, fondamentale, compito dell'Esercito, venne
puntualmente eseguito.
Contenere, controllare e spengere il brigantaggio era compito di più lunga
durata e venne lentamente portato a termine - attraverso una serie di tentativi c
di adattamenti tattici - pagando uno scollo notevole. AI di là delle perdite - alcu-
ne migliaia d'uomini - il costo venllc pagato con l'impreparazione di parte
dell'Esercito ad una campagna di guerra tradizionale - come fu quella del 1866
- c, soprattutto, con la nascita - improvvisa e violenta - di Ull sentimento reci-
proco di disprezzo c di avversione - per usare degli eufemismi - tra i settentrio-
nali, com'erano inizialmente quasi tutti gli ufficiali c soldati, ed i "cafoni" e le
"giamberghe" (borghesi) meridionali, tra due ltalie. Un sentimento che soltanto
dopo la fusione nelle trincee della Grande (~uerra c poi, più completamente, sol-
tanto ai nostri giorni si è ridotto a degli slereotipi regionali, nonostante lo sforzo
in contrario di certa parte politica.
Un conto ancora più alto venne pagato dalle popolazioni del Sud: non
sapremo mai csattamente quanti meridionali morirono in conseguenza del bri-
gantaggio, sulle montagne, davanti ai plotoni di esecuzione o come vittime di
omicidi legati a quel fenomeno, certo parecchie migliaia. Le cifre che si possono
ricavare dai rapporti, incompleti, dei Carabinieri, posteriori al 1962, e quelle -
esplicitamente dichiarate approssimative per difetto dall'autorità militare (2) -
relative al periodo 30 giugno 1861-2g febbraio 1863, superano, nel complesso,
le 6000 unità, tra briganti, soprattutto, civili e, in assai minor misura, militari.
Tenuto conto che non siamo in possesso dei dati relativi al I g64, di quelli
relativi al periodo 186g-1 g70 (periodo, quest'ultimo, di scarsa rilevanza numeri-
ca) e, soprattutto, che non cOl1osciamo i dati relativi alla prima metà del 1861,
che ebbe momcnti di vera e propria guerra, con scontri terminati con qualche
centinaio di caduti, e considerato, infinc, che i briganti avevano l'abitudine di
portare con loro - se appena possibile - i propri cadllti (per seppellirli di nascosto
o per bruciarli cosÌ da nOI1 farli identificare) possiamo scnz'altro valutare i morti
"sul campo" ad oltre 10.000. A questi si devono aggillngere le perdite - almeno
di pari ammontare - dovllte alle malattie contratte dai soldati "per cause di servi-
zio", dai briganti, per le condizioni di vita, e dai civili detenuti - complici, sospetti
o parenti - per le condizioni di vita nelle carceri. Quindi oltre 20.000 morti, in
larga maggioranza meridionali, una cifra altissima ma fortunatamente ben lontana
da quelle "sparate" da una certa pubblicistica meridionalista ricca di risentimento
(2) Busta 17, fascicolo IO, carta 45.