Page 70 - Le Forze Armate e la nazione italiana (1861-1914) - Atti 24-25 settembre 2002
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           rischioso, non diede quasi mai i risultati sperati. Si  riuscì ad operare qualche arre-
           sto di  manlltengoli che si erano lasciati andare a confidenze imprudenti con que-
           sti  falsi  aspiranti  briganti,  questo  si,  ma  quasi  mai  i soldati  potevano entrare  in
           contatto diretto con le  bande.  Formare questi nuclei,  poi,  non era facile.  Occor-
           revano, infatti, elementi volontari, capaci, fidati e, possibilmente, di  origine meri-
           dionale - la  presenza  di  soldati  settentrionali,  traditi  dall'accento  o  dal  dialetto
           fece  fallire  alcuni di  questi tentativi (13)  - requisiti, questi, difficilmente riscontra-
           bili nello stesso individuo.
                Questi erano i mezzi, gli  accorgimenti, utilizzati sul campo per combattere i
           briganti,  erano  però  più  diretti  ad  affrontare  singole  situazioni  o  singoli  aspetti
           del Brigantaggio che non il fenomeno nel suo complesso.
                Per verificare invece come i vertici dell'esercito affrontarono il  brigantaggio,
           nel  suo  insieme,  da  un  punto  di  vista  militare  (non  dimentichiamo  mai  che  le
           carte del  fondo sono quasi esclusivamente documentazione militare)  occorre esa-
           minare  le  modalità  scelte  per  combatterlo dai  generali  succedutisi  nel  comando
           del VI  Dipartimento Militare, che comprendeva tutto il  Mezzogiorno continenta-
           le,  occorre esaminare quella che  il  generale Tuccari  ha definito "l'organizzazione
           operativa"  nel  suo  chiarissimo  e  fondamentale  studio  "Memoria  sui  principali
           aspetti  tecnico-operativi  della  lotta  al Brigantaggio  dopo  l'unità  (1861-1870)",
           apparso negli "Studi Storico-Militari" del 1984.
                Inizialmente  il  generale  Della  Rocca,  al  comando  delle  truppe  nell' Italia
           Meridionale sino al  maggio del  1861, non adottò alcuna organizzazione partico-
           lare,  dovendo soltanto combattere le  grosse  bande  organizzate in  maniera  quasi
           militare  lungo  la  frontiera  pontificia.  Sotto il  suo successore, il  generale Duran-
           do,  il  Mezzogiorno continentale venne ripartito in cinque divisioni militari terri-
           toriali,  che  con  le  non  molte  truppe  disponibili  dovevano  provvedere  sia  alle
           normali esigenze  sia  all'ordine pubblico,  e per tutelare quest'ultimo si  avvaleva-
           no di  colonne mobili che ottenevano,  però,  pochi risultati per quanto concerne-
           va  il  controllo  del  territorio.  Con  il  generale  Cialdini,  subentrato nel  comando
           tre  mesi  dopo,  all'organizzazione  territoriale  delle  divisioni  era  sovrapposta
           un'organizzazione operativa, basata sulle "Zone Militari",  i cui vertici  dovevano
            dirigere le  operazioni anti-brigantaggio.  Era  però sotto il generale La Marmora,
            destinato a rimanere in carica dal  novembre 1861 al  settembre 1864, che questo
            sistema era applicato e  perfezionato con  l'aumento delle  Zone Militari, la crea-
            zione delle Sotto Zone, il  moltiplicarsi dei distaccamenti, l'installazione delle sta-
            zioni  dei  Carabinieri  Reali  e  la  più  attiva  persecuzione  dei  briganti.  All'interno
            del sistema delle Zone Militari ed in relazione allento ma progressivo affievolirsi



                (13)  Busta 23, fascicolo 3, carta 44.
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