Page 71 - Le Forze Armate e la nazione italiana (1861-1914) - Atti 24-25 settembre 2002
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L'ESERCITO  E  IL  BRIGANTAGGIO                                         55


        del fenomeno,  la persecuzione del brigantaggio nei  territori in  cui  permaneva più
        virulento venne affidata al  colonnello,  poi generale,  Palla vicini  che operò, in  suc-
        cessione, dapprima nelle Zone Militari di  Benevento e del Molise (autunno 1863)
        poi  in  colonna mobile  in  provincia  di  Bari  (prima  metà  del  1864), nelle  zone  di
        Melfi  e Lacedonia  (a  cavallo  tra  1864  e  1865),  nella  Zona Militare  di  Cosenza
         (dall'aprile  1865 al  1866) e che infine ebbe il  comando generale delle truppe per
         la repressione del brigantaggio nelle provincie di Terra di Lavoro, Aquila, Molise e
         Benevento.  Ogni  volta  con  obiettivi  ben  precisati  ed  ogni  volta  sostanzialmente
         raggiunti.  Come si  è detto il  generale  Palla vicini  - tenendo anche presenti alcune
         delle disposizioni emanate nel  1860 dal generale Pinelli, di cui era stato collabora-
         tore - espose in apposite, dettagliate circolari le sue idee sul modo di combattere il
         Brigantaggio.  Tra  le  più  interessanti  ed  innovative  c'erano quelle  rivolte  ad  un
         migliore e più  proficuo  utilizzo  delle  truppe, con adeguati  periodi di  riposo,  con
         una  maggiore  mobilità,  con  ricompense  anche  in  denaro,  con  l'uso  corretto di
         colonne mobili, regolandone i movimenti e gli  obiettivi (14).  C'era poi un  maggio-
         re  interesse  rivolto ai  comandi, cui  era concessa  una maggiore libertà e cui erano
         accordati telegrafisti militari durante le operazioni sul terreno. Durante alcuni cicli
         operativi poteva poi essere  istituito un comando tattico  mobile,  per poter seguire
         dappresso la  situazione.  Infine c'era l'abile e disinvolto uso che  il  generale  faceva
         dei larghi poteri conferitigli, avvalendosi  sia  della collaborazione estorta ai  manu-
         tengoli  posti alle strette e di  quella di  briganti "pentiti" (15),  i cui servizi furono in
         alcuni  casi  determinanti,  sia  dell'incarcerazione  di  parenti  e  manutengoli  seguita
         da  un  loro  provvisorio  rilascio  a  condizione  di  far  presentare  i loro congiunti  e
         protetti (16).  L'opera del generale meriterebbe un esame a sé e nelle carte del fondo
         - tranne la  sua prima circolare  sul  brigantaggio (17)  - c'è materiale  più che  suffi-
         ciente per poter dedicare al  suo operato nella  repressione  del  brigantaggio quello
         studio che, in effetti, attende ancora di  essere scritto.
             Duro, alle volte spietato (18),  il  modus operandi del  generale Pallavicini  si
         distingueva da  quello  di  quasi  tutti gli  altri  comandanti soprattutto per la  sua
         efficacia.



             (14)  Busta  107,  fascicolo  4,  carta  18;  busta  120,  fascicolo  12,  carte  2,  14,  28  e  118;
         busta 123, fascicolo 4, carte 92-98.
             (15)  C'era  addirittura  una  pattuglia  in  borghese  formata  da  bersaglieri,  manutengoli  e
         briganti "pentiti" (busta 126, fascicolo  1, carte 442-445).
             (16)  Busta 124, fascicolo  1, carta 89.
             (17)  Si  trova nel fondo "Carteggio Confidenziale del Ministro", alla busta 5.
             (18)  In  alcuni sporadici casi  venne addirittura disposto l'allentamento della sorveglianza
         intorno  ai  briganti  "pentiti", di  cui  si  dubitava,  così  da  indurii  alla  fuga  e  poterli  eliminare
         durante il tentativo di  evasione (busta 86, fascicolo 19, carta 64).
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