Page 76 - Le Forze Armate e la nazione italiana (1861-1914) - Atti 24-25 settembre 2002
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                lvlaggiore circospezione era usata  nei  confronti dei  prefetti, che avevano ben
           altra  preparazione  ed  avevano  alle  spalle  il  Ministero  degli  Interni.  I  motivi  di
           attrito nei  loro confronti derivavano per lo  più dalla tendenza di  alcuni di loro ad
           esorbitare dalle  proprie funzioni, ad appoggiare la  Guardia Nazionale in ogni cir-
           costanza - anche quando non era affatto  il  caso - e,  infine, a  voler dirigere diret-
           tamente l'azione della  truppa.  Un  momento particolare per i rapporti  tra autorità
           militare e  prefetti lo si  ebbe all'inizio ciel  1866 quando, decaduta  la  "legge Pica",
           l'alta  direzione  della  repressione  del  Brigantaggio  venne  ufficialmente  a  ricadere
           sull'autorità  politica.  In  lIn  primo tempo - tranne  i casi  di  urgenza - i militari  si
           guardarono bene dall'agire di  iniziativa,  poi,  naturalmente,  il  buon  senso  preval-
           se.  1Ì"acce  di  questi problemi  possono essere riscontrate in  diverse carte del  fasci-
           colo  I  della busta 89.
                Meno buoni i rapporti con le  forze  di  polizia,  rappresentate da delegati, sot-
           rufficiali  e  guardie,  non  trovandosi  mai  menzione  dei  questori.  A  tutto  questo
            personale,  in  genere  di  origine  meridionale,  si  rimproverava  spesso  poco  impe-
           gno ed una condotta non confacente alle funzioni  esercitate (35).
                Più  profondi,  anche  se  meno  appariscenti,  erano  i  contrasti  tra  militari  e
            magistratura  ordinaria.  Abituati,  com'erano,  ad  agire  applicando  direttamente  -
           come si  è visto  - la  pena di  morte,  i militari  non erano in  grado di  condividere il
            modus  opera/Idi  dei  magistrati  nei  confronti  dei  briganti  e  dei  manutengoli  che
            venivano  loro  consegnati,  1110c!US  operaI/di  che  seconclo  i  militari  era  incentrato
           soprattutto su  sottigliezze giuridiche che si  potevano trasformare in scappatoie per
           gli  imputati. Convinti che soltanto l'esempio offerto da punizioni esemplari potes-
            se  essere di  qualche utilità,  i militari vedevano in  ogni  atteggiamento, che noi  oggi
            definiremmo  "garantista",  della  magistratura  un  indiretto  appoggio  al  brigantag-
           gio.  C'erano  infatti,  sin  da  allora,  le  lunghe  istruttorie,  la  necessità  di  riscontri  e
            quant'altro contribuiva  a  diluire  nel  tempo - secondo i  militari - l'efficacia  delle
            pene poi effettivamente comminate. La  permanenza di  molte centinaia di imputati
            nelle  prigioni,  più volte  riportata  nei  nostri  documenti,  fornisce  in  effetti  un'ulte-
            riore prova della lentezza dei  procedimenti giudiziari.  Ulteriore motivo di  frizione
            era poi  offerto dall'arresto e dalla detenzione, a disposizione dell'autorità militare,
            dei sospetti e dei parenti dei briganti.
                C'era, infine,  un altro fattore  psicologicamente non trascurabile:  la  maggio-
            rallZa  dei  magistrati era composta eia  meridionali e,  più o  meno apertamente, li  si
            credeva  - di  perciò  stesso - proclivi  all'indulgenza  cd  alla  comprensione,  come
            dimostrato,  secondo  i  militari,  da  alcune  - assai  poche  in  verità  - clamorose
            assoluzioni di  imputati.



                (35)  Alcuni  esempi  in  busta  21,  fascicolo  7, carta  6;  busta 41,  fascicolo  3, carte  IO 1-123;
            busta 61, fascicolo  1, carta 43; busta HH,  fascicolo 4, carta H4;  busta ':) I, fascicolo  I, carte 70-77;
            busta ':)5,  fascicolo  1, carte  106-122.
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