Page 69 - Le Forze Armate e la nazione italiana (1861-1914) - Atti 24-25 settembre 2002
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L'ESERCITO  E  IL  BRIGANTAGGIO                                         53

        di rendere difficile l'esistenza ai briganti, specie nella stagione cattiva, c'erano poi
        la  distruzione dei pagliai, lo scoperchiamento dei tetti delle capanne, la muratura
        di porte e finestre  delle case isolate, fatte  sgomberare, e la chiusura degli  ingressi
        delle grotte (7).  Per evitare,  poi, che i cani, abbaiando, segnalassero nella  notte il
        passaggio delle truppe era fatto talvolta divieto  di  lasciare i cani fuori  dalle mas-
        serie dopo il calar del sole, pena il  loro abbattimento.
             C'era, infine, l'arresto di  parenti di briganti sia per tagliar loro i rifornimen-
        ti,  sia  soprattutto per indurii  alla  resa,  provvedimento  di  assai  dubbia  legalità -
        era chiaro anche a  chi lo  autorizzava - ma pure  produttivo di  qualche risultato.
        Questo sistema sarebbe poi  stato teorizzato dal  generale Pallavicini (8).  Collegata
        all'eventuale arresto dei  parenti c'era poi la  loro sorveglianza - specie durante le
        feste  natalizie quando il  richiamo della famiglia  si  faceva  più acuto.  Inoltre, negli
        ultimi  anni,  si  cercava anche  di  utilizzare  i famigliari  per indurre i briganti rifu-
        giatisi nello Stato Pontificio a rientrare ed a costituirsi ed a tal fine si giungeva ad
        autorizzare l'espatrio dei  famigliari stessi.  Della sorveglianza delle famiglie dove-
        va  far  parte  - ne  sono  attestati  diversi  casi  - l'intercettazione  delle  lettere  loro
        dirette.  Ci  si  soffermava  soprattutto  su  quelle  spedite  dall'estero,  maxime  dallo
        Stato  Pontificio  (9)  mentre  da  quelle  provenienti  dall'Impero  austriaco  si  poteva
        aver  notizie  dei  disertori  che  avevano  passato  il  confine (lO).  Questo  sistema  di
        intercettazione, che non si  comprende a chi facesse  capo (probabilmente più alle
        autorità locali che all'esercito), esteso anche alle lettere della posta interna, servi-
        va anche a tastare il polso delle reclute meridionali dislocate al Nord, segnalando
        voci di imminente ritorno dei Borbone, diffuse ad arte tra costoro (Il).
             Sempre tra i sistemi che puntavano più sull'astuzia che sulla forza,  per batte-
        re  i briganti,  dobbiamo annoverare  l'impiego  di  nuclei  di  soldati  che,  spogliatisi
        dell'uniforme, sotto mentite spoglie di  cafoni cercavano di raggiungere i nascon-
        digli  delle  bande (12).  Anche se  in uso  sin dal  1861  questo sistema,  sommamente



              (7)  Tra  l'altro,  busta  8,  p.  1123/24;  busta  65,  fascicolo  13,  carte  69  e  70;  busta  85,
        fascicolo 5, carte 108 e 109.
              (8)  Busta 124, fascicolo  1, carta 89.
              (9)  Grazie all'intercettazione di  una lettera da  Roma, contenente la foto che un brigan-
        te  si  era fatta  fare  ed aveva spedito ai  parcnti, l'autorità militare poté, forse  per la prima volta,
        usare  una fotografia  per scopi  informativi.  La  foto  venne infatti  inviata ad  elementi  di  fiducia
        di  Frosinone per accertare  la  presenza sul  posto del  brigante (busta  44, fascicolo  8, carta 35).
        Un altro caso analogo è riportato alla busta 60, fascicolo 21, carte 5 e 6.
             (10)  Busta 17, fascicolo 9, carta 62.
             (11)  Busta 8, p.  113-14; busta 16, fascicolo  14, carta 44.
             (12)  Tra l'altro busta  8, p.  745  e 751; busta  24,  fascicolo  3, carta 51; busta 64, fasci-
        colo 6, carta 165; busta 86, fascicolo 6, carta 16; busta  124, fascicolo 7, carte 81-84.
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